Come precedentemente annunciato migliaia di cittadini giordani si sono riversati nelle strade anche nella giornata di ieri in tutti i maggiori centri urbani per reiterare la loro richiesta di cambiamenti significativi nell'ordinamento e nella gestione politica del paese ora e subito e non in un futuro indefinito quanto aleatorio. I dimostranti hanno concentrato la loro rabbia contro la pervasiva corruzione del settore politico e anche economico, particolarmente odiosa in un momento in cui le condizioni di vita per la popolazione si fanno sempre più difficili e precarie.
In particolare, oltre alla capitale Amman, importanti marce e dimostrazioni si sono tenute soprattutto nei centri urbani meridionali del paese come Aqaba e Maan, segno che il malessere e lo scontento pervadono l'intera nazione e che a poco sono servite le regie 'promesse' e 'assicurazioni' di incipienti riforme dell'ordinamento politico, annunciate ma subito rimandate al 2012 e contornate da una serie di condizioni che i cittadini non sono disposti ad accettare o tollerare.
Si presenta quindi tutta in salita la strada che l'esecutivo del neopremier Awn Khasawneh dovrà percorrere, col non facile obiettivo di placare l'inquieta popolazione e far dimenticare il malgoverno di Marouf Bakhit che a sua volta era stato nominato nel tentativo di far dimenticare il malgoverno del neoliberista Al-Rifai (foto sopra), agente della Banca Mondiale e del Fondo Monetario, uomo di paglia dei grandi interessi finanziari manipolati da Washington e da Tel Aviv.
Questo continuo 'gioco delle maschere' sulla poltrona di Primo Ministro dimostra che, non importa quale facciata prenda, é forse lo stesso regime ascemita a essere messo in discussione dalle proteste giordane.
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