Ormai i pretoriani del corrotto despota di Sanaa, Ali Abdullah Saleh, non aspettano nemmeno che le folle yemenite si radunino a manifestare dopo le usuali preghiere del venerdì per scatenarsi selvaggiamente contro di loro con tutto l'arsenale bellico di cui dispongono; lo conferma il bombardamento a base di mortai con il quale nella prima mattina di oggi sono stati uccisi nove civili, tra cui due donne e un bambino di appena nove anni, nel capoluogo meridionae di Taizz. Altre dozzine di civili sarebbero rimaste ferite nello sbarramento di bombe.
La grandinata di colpi ha preso di mira i quartieri di Al-Rawdah e Zeid al-Mushky, che in questi mesi si sono distinti come roccaforti delle forze popolari opposte al crudele regime di Saleh; l'attacco inoltre dimostra la poca o nulla stima che il dittatore locale riserva per gli sforzi di Jamal Benomar, inviato ONU incaricato di trovare una via d'uscita dal ginepraio yemenita. Fino a che Saleh si sentirà spalleggiato dai Sauditi, dagli Americani e da Israele non lascerà mai volontariamente il potere, nonostante la 'road map' preparata dai Paesi arabi del Golfo persico, che gli consentirebbe una immunità a tutta prova una volta abbandonata la presidenza.
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