mercoledì 25 aprile 2012

Ennesimo caporedattore di Al-Jazeera si licenzia per non voler diffondere notizie false e denuncia: "La TV del Qatar totalmente venduta agli interessi israeliani!"

Al-Jazeera, o Al-Israzeera? Da quanto il Monarca del Qatar Emiro Al-Thani ha installato i propri fedelissimi a capo di quella che era stata la prima emittente "all-news" in lingua araba, il primo canale in anni ormai lontani a spezzare il monopolio angloamericano dell'informazione globale, la rete ha abdicato al suo ruolo di voce coraggiosa e scomoda nell'ingessato e ipocrita panorama dei media mainstream assumendo posizioni sempre più "allineate e coperte" e sempre più sottomesse ai diktat della corte di Doha, fino ad arrivare all'ultimo periodo, quello della menzogna spacciata per verità, del sostegno subdolo ai terroristi mercenari infiltrati in Siria e gabolati come 'rivoluzionari popolari in lotta contro Assad', che ha causato un vero e proprio terremoto interno e una serie di dimissioni e licenziamenti a catena di personale (altissimamente qualificato) che era entrato nel network per fare giornalismo e non per giocare all'Agenzia Stefani passando le 'veline' gradite a un re-fannullone corrotto e asservito a Washington e Tel Aviv.
Ultimo in questa serie di dimissionari eccellenti é stato Melhem Ria, libanese, Caporedattore da Teheran che ha rilasciato le seguenti dichiarazioni:

Quale é stato il motivo delle sue dimissioni?
 Fondamentalmente a convincermi a rassegnare le dimissioni sono stati quattro fattori: il pregiudizio negativo di Al-Jazeera contro l'Asse della Resistenza, la conseguente mancanza di obiettività nel relare notizie a esso collegate, l'eccessivo accento dato a poche tematiche controverse nel tentativo di fomentare rivalità e inimicizie nel mondo musulmano, il sostegno dato dalla rete al regime del Barhein e alla sua repressione delle proteste.
Ha sperimentato problemi nello svolgimento della sua attività professionale?
I problemi che ho sperimentato sono stati inerenti ai punti che ho evidenziato prima, comunque ci tengo a dire che anche se non avessi avuto personalmente alcun problema il solo fatto di lavorare per una rete così profondamente impegnata nella distorsione dei fatti reali sarebbe stato sufficiente a farmi sentire a disagio e a farmi dimettere.
Quale fattore le ha pesato più di altri nel farle prendere questa decisione?
Certamente la politica editoriale profondamente ostile all'Asse della Resistenza; io sono libanese, sostengo la Resistenza nel mio Paese e nella regione e non lo ho mai nascosto, come giornalista sentivo che sarei stato ipocrita a celare le mie idee politiche. Bene, gli attuali manovratori di Al-Jazeera vorrebbero vedere l'Asse della Resistenza obliterato dalla regione e il loro obiettivo primario ora é ottenere in qualunque modo, a qualsivoglia costo, le dimissioni di Assad in Siria per sostituirlo con un governo Conservatore allineato con Doha e  Riyadh e capace di garantire "sicurezza" a Israele sul confine col Golan visto che il regime ebraico deve ora rafforzare le difese a Sud contro l'Egitto.
Vi é una cospirazione in atto che unisce America, Israele, Sauditi e Qatarioti che mira a parcellizzare il Medio Oriente su base etnica e religiosa in modo da renderlo più malleabile alla potenza imperialista Usa e da 'garantire sicurezza' all'occupazione sionista.
Quali effetti ha questa politica editoriale subordinata sugli ascolti del network?
Risultati? I risultati sono disastrosi! Al-Jazeera ha perso almeno 13 milioni di ascoltatori nell'ultimo anno. Una volta era ascoltata da tutto il mondo arabo e musulmano, adesso in Libano, in Siria, in Iran, in Yemen, in Barhein é insultata, disprezzata, le sue troupe vengono cacciate via a male parole e spesso anche a sassate, chi ha interesse a sentire il megafono della propaganda dell'Emiro del Qatar? Prima, quando era considerata una fonte indipendente e autonoma il suo 'appeal' era enormemente maggiore.
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