Portavoce del regime ebraico di occupazione della Palestina hanno espresso "profonde preoccupazioni" per la decisione egiziana di sospendere indefinitamente ogni operazione collegata alla fornitura a Tel Aviv di gas attraverso la rete metanifera che attraversa la Penisola del Sinai. La Egyptian Natural Gas Holding Company ha annunciato negli scorsi giorni che "a causa di profonde irregolarità e inadempienze da parte israeliana nei pagamenti e nel rispetto delle clausole contrattuali" ogni operazione volta a ripristinare l'operatività del gasdotto verso Israele era da considerarsi interrotta.
Il metano egiziano, letteralmente "regalato" all'entità sionista secondo le clausole dell'umiliante capitolazione di Camp David firmata dal traditore del Nasserismo Anwar Sadat, serviva a Tel Aviv per generare il 43 per cento della corrente elettrica consumata nel regime di occupazione. Adesso tanto gli esponenti del Governo di Estrema Destra capeggiato da Benji Netanyahu quanto i responsabili della fasulla 'opposizione' guidata da Shaul Mofaz parlano di 'violazione del trattato di pace', ma i primi a violarlo sono stati i sionisti che nella loro arroganza non hanno pagato nemmeno il 'minimum' che veniva previsto dagli accordi ineguali stipulati con Mubarak e la sua cricca (si parla di prezzi totalmente fuori mercato: 70 centesimi di dollaro Usa per Unità Termogenica Britannica, quando all'Egitto estrazione e trasporto di una singola BTU costavano tre dollari, una perdita secca per l'erario egiziano di 2 dollari e 30 centisimi per ogni BTU 'regalata' a Tel Aviv).
Il 73 per cento degli Egiziani sostiene l'interruzione di qualunque rapporto: diplomatico, economico, etc... con l'entità sionista e ha accolto la notizia della sospensione 'sine die' dell'accordo per il gas come un passo positivo nella giusta direzione, sperando che quanto prima esso venga totalmente e definitivamente cancellato.
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RispondiEliminaNon basta....l'Iraq ha BLOCCATO le esportazioni di pretrolio alla Turchia!