Arrivato ormai al 233esimo giorno di sciopero della fame Samir Issawi, l'eroico prigioniero politico palestinese che col suo digiuno autoimposto da ridefinito il significato della parola "Dignità" ha deciso di smettere di assumere anche l'acqua per protesta contro la pretesa dei carcerieri sionisti di incatenarlo al letto d'ospedale e contro le loro continue e reiterate provocazioni.
Dimagrito di oltre quaranta chili, tormentato dai crampi della distrofia, che gli impediscono persino di dormire, Issawi sa benissimo di avere poche speranze di sopravvivere all'ordalia che sta combattendo sul suo stesso corpo, ma é determinato a perseverare nella lotta anche a nome di tutte le altre migliaia di detenuti politici palestinesi che guardano a lui come a un esempio.
Jawad Boulous, legale rappresentante di Issawi, ha testimoniato più volte di avere trovato nella sua stanza d'ospedale "fino a sette membri delle forze di occupazione" che consumavano cibi e bevande di fronte a lui per schernirlo e offenderlo, dal che si vede la crassa meschinità della mentalità sionista, incapace, nel suo rozzo materialismo, di comprendere la grandezza del gesto di Issawi e degli altri prigionieri similmente intenti allo sciopero della fame.
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