Omran Ahed al-Zoabi, Ministro siriano dell'Informazione ha dichiarato, pochi giorni dopo la rivelazione che il Governo siriano ha inviato richiesta ufficiale di adesione all'Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione che nel prossimo futuro Damasco cercherà un sempre più sstretto rapporto con le potenze del blocco emergente dei BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica).
Zoabi ha affermato che tale intenzione é già stata espressa nel corso di un recente colloqui con Ilyas Umakhanov (Viceportavoce del Consiglio Federale Russo); certamente, visti i rapporti preferenziali tra Assad e Putin (nel quadro della storica alleanza russo-siriana) é ovvio che sarà proprio Mosca il più forte sponsor della Siria nel processo di avvicinamento a queste realtà geopolitiche.
Il Ministro dell'Informazione ha concluso augurandosi che Mosca svolga "un ruolo preponderante" nel processo di ricostruzione del paese mediorientale una volta archivata definitivamente la pratica della liquidazione del movimento terrorista mercenario, ormai in rotta in tutti i teatri di scontro.
Bene. Tra qualche tempo non si chiameranno più BRICS, ma BRICSS! Anche se per ora credo sia prematuro. Prima che la Siria possa entrarvi a farne parte, l'economia deve cominciare a galoppare, perchè allo stato attuale, e con il paese semi-distrutto dalla guerra, la situazione economica è assai grave. E i BRICS sono un gruppo di nazioni con un grande Pil e in rapida crescita. In Siria i prezzi al consumo sono saliti a livello elevatissimo toccando una punta di aumento rispetto all'inizio della guerra del 491% a ottobre 2013, con l'inflazione che nello stesso periodo si è assestata al 117%. Le esportazioni Siriane nel 2013 sono calate del 46% rispetto al 2012. Le riserve di valuta estera sono in calo da 19,5 miliardi di dollari a fine 2010 a 2,5 miliardi di dollari nel 2013. Mentre la valuta locale è sempre più debole: dall’inizio della guerra il valore della lira Siriana è caduto da 1 dollaro per 50 lire Siriane di inizio 2011, a 1 dollaro per 200-240 lire Siriane, a fine 2013-2014. Le esportazione Siriane in Italia sono diminuite dell’84% e le esportazioni Italiane in Siria si sono ridotte del 73%. Nel 2013 Le importazioni Siriane dall'Italia erano pari a circa 19 milioni di euro. La giordania ha ridotto le vendite di prodotti agricoli alla Siria quasi a zero, soprattutto per l’impossibilità di trasportarli per via terrestre. Il prodotto interno lordo Siriano è sceso a quota 55 miliardi di euro. Secondo il governo Siriano, per sostenere i quasi quattro milioni di cittadini colpiti dal conflitto serve 1 miliardo di euro, ma il governo può garantire solo una copertura di circa il 57%. Il governo Siriano ha garantito alimenti di prima necessità, ma attualmente non ha la capacità per produrre sufficiente grano, zucchero e riso, dato che la giordania non esporta più prodotti agricoli in Siria. Il governo Siriano ha mantenuto i sussidi sul pane, la benzina e ha aumentato gli aiuti per altri alimenti come il grano e il tè. Il tasso di disoccupazione è vicino al 50%. Tuttavia l'apparato industriale è per lo più ancora intatto e funzionante, così come aeroporti e porti, e una volta eliminata la rete di terroristi, l'economia della Siria dovrebbe ripartire subito, attraversando 3-4 anni di rapida ripresa e crescita, dovuta alla diffusa ricostruzione. Il peggio è passato, il popolo Siriano cè la farà.
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