lunedì 7 febbraio 2011
Israele vuole giudaizzare a forza il Negev, ma gli abitanti di Al-Araqib hanno idee diverse
I bulldozer corazzati delle forze di occupazione sioniste, scortati da un numero irragionevolmente alto di forze militari e di polizia in pieno assetto da guerra, sono intervenuti alle prime luci dell'alba del 7 febbraio 2011 per demolire, per la dodicesima volta consecutiva, il villaggio beduino di Al-Araqib, nel Negev.
Il Dr. Awad Abu Freih, portavoce del comitato in difesa di Araqib, ha dichiarato che i bulldozer israeliani hanno demolito tutte le costruzioni (capanne e baracche) erette dagli abitanti dopo l'undicesima demolizione, senza lasciare tempo a nessuno di prelevare alcun oggetto, bene o articolo dalle stesse, travolgendo e schiacciando tutto.
La popolazione, che era stata circondata nei pressi del cimitero e violentemente attaccata se cercava di allontanarsene, é stata quindi abbandonata ai rigori del mese di febbraio, costretta a scavare tra le macerie dei propri rifugi per recuperare il poco rimasto intatto. Gli abitanti di Araqib, tuttavia, sono adamantini nella determinazione di rimanere sul suolo del loro villaggio, anche se dovessero affrontare altre dieci o venti demolizioni.
L'intenzione degli israeliani sarebbe quella di cacciare i beduini per metterli a vivere in qualche baraccopoli recintata (al cui confronto perfino le "township" in cui i sudafricani razzisti rinchiudevano i lavoranti di colore farebbero una bella figura), e poi permettere a coloni ebrei fondamentalisti di occupare la loro terra.
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