venerdì 23 dicembre 2011

Ankara fa la sua mossa in Libia: istruttori militari turchi per addestrare e preparare il nuovo esercito di Tripoli!


Il 18 ottobre 1912, in seguito all'ultimatum lanciato da Giolitti a Istanbul (con la minaccia di interdire i trasporti di truppe tra l'Anatolia e i Balcani, ove nel frattempo era scoppiata la prima delle omonime guerre) aveva termine, con la capitolazione della 'Sublime Porta' (cioé della corte del Sultano) la Guerra Italo-Turca (o, come la chiamarono i turchi, la 'Trablusgarp Savaşı', la Guerra di Tripolitania), che vide il passaggio della Libia dalla sfera di influenza ottomana a quella degli 'Imperialisti Straccioni' dello Stivale. Adesso, nel più classico dei 'ricorsi' vichiani, a 99 anni da quell'evento la Turchia celebra il proprio ritorno sul "bel suol d'amore" tripolino con un annuncio tanto secco e netto quanto gravido di importanti conseguenze: "Saranno gli istruttori e gli ufficiali del nostro Esercito a formare ed addestrare le nuove forze armate libiche".

Fin dalla dichiarazione di indipendenza nel Secondo Dopoguerra la preparazione militare é sempre stata il grande Tallone d'Achille di Tripoli: inizialmente visti da Inghilterra e Stati Uniti come niente più che un 'trampolino' (nell'epoca precedente all'avvento delle superportaerei e dei missili intercontinentali) per i loro aerei, le forze di Re Idris non ricevettero soverchio 'hardware' o 'know how' dalle potenze occidentali; con l'avvento di Gheddafi e lo schieramento terzomondista tra i non-allineati le cose migliorarono (di poco) solo nella prima delle due categorie: l'URSS acconsentì a vendere armamenti di seconda linea (ovviamente 'depotenziati' come d'uso per tutte le forniture a paesi non saldamente inseriti nel sistema di satelliti di Mosca) ma di addestramento avanzato manco a parlarne, poche ore di istruzione tecnica per capire come operare al minimo livello di efficienza i sistemi acquistati dovevano bastare e avanzare. L'Italia poi, dove una politica interna miope, codarda e serva di Washington ha sempre impedito ogni organico e razionale sviluppo di una seria e salda industria della Difesa non aveva molto da offrire. I risultati si videro in Tanzania e in Chad, dove le 'legioni' di Gheddafi riuscirono a perdere contro bande di guerriglieri popolari addestrate da Cinesi o sostenute da qualche 'parà' francese in semi-incognito.

L'inefficienza dell'esercito del Colonnello ha segnato la fine della sua quarantaduennale parabola lo scorso autunno e, ovviamente, una delle prime preoccupazioni della Nuova Libia del Consiglio Nazionale di Transizione é stata proprio quella di vedere come dotarsi di efficaci forze di difesa, anche per poter affrontare ipotetiche tentazioni di guerriglia e insorgenza da parte di qualche 'ultrà' gheddafiano, magari nell'hinterland beduino del paese. Moustafa Abdul Jalil, Capo del CNT, ha ieri dichiarato che sarà proprio la Turchia, antica tutrice della Libia, cacciata dai colonizzatori italiani novantanove anni fa a provvedere alla bisogna. L'agenzia stampa ufficiale di Ankara ha citato il Ministro della Difesa libico, Ousama al-Juwail, che ha specificato che onde rendere il processo di addestramento più rapido e spedito possibile esso sarà affrontato da ufficiali e truppe libiche 'in trasferta' in Turchia.
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