Quando a fare "chapeau" alla tua bravura informatica é l'Amministratore delegato di un colosso del Web come Google, l'orgoglio e la soddisfazione sono praticamente d'obbligo, immaginiamo che simili sentimenti, insieme a una generosa dose di sorrisi, strette di mano e pacche sulle spalle, si siano diffusi anche nella comunità degli esperti di contromisure e guerra elettronica della Repubblica Islamica quando gli sarà arrivata notizia dei commenti di Eric Schmidt riguardo al recente "affaire" del drone 'stealth' intercettato e dirottato elettronicamente sopra l'Iran.
Il dirigente della web-corporation di Mountain View, parlando ai microfoni della CNN ha dichiarato: "Ci sono sempre buone ragioni per sospettare o temere che gli Iraniani siano riusciti a penetrare i software criptati di controllo del drone, i loro esperti si sono sempre dimostrati inusualmente talentuosi nella guerra cibernetica per...per qualche ragione che non ci é interamente chiara, ad esempio, di recente, hanno preso il controllo di una parte del traffico di Google in Danimarca...attraverso un 'hackeraggio' molto sofisticato...non abbiamo capito precisamente perché lo abbiano fatto, quindi, sono certamente una forza da riconoscere e tenere in considerazione nel futuro".
'Pungolato' dalla sua intervistatrice riguardo l'hackeraggio avvenuto in Danimarca Schmidt ha dichiarato che in quel caso, apparentemente, l'incursione cibernetica di Teheran si sarebbe limitata a 'sviare' il traffico di Google attraverso l'Iran per poi farlo tornare alle sue destinazioni desiderate; forse nel tentativo di 'fare un test' riguardo a qualche loro particolare capacità da mettere alla prova. Schmidt ha affermato che con una certa regolarità certe nazioni conducono 'manovre' di guerra elettronica semplicemente per verificare il genere di accesso a sistemi stranieri od ostili che riescono a raggiungere, senza bisogno di danneggiare o rimuovere informazioni.
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