Manifestanti sciiti sono nuovamente scesi in strada a Qatif, sfidando la brutale repressione degli sgherri di Re Saoud, chiedendo l'immediato rilascio di Fadel al-Monassef, attivista umanitario arrestato e tenuto in incommunicado da mesi nonostante le minacce trasmesse in queste ultime settimane dai media di regime contro quanti osassero manifestare pubblicamente.
E' da febbraio che tutto l'Est dell'Arabia Saudita, popolato dalla minoranza sciita discriminata politicamente ed economicamente e tuttavia fonte primaria del petrolio che finanzia il sardanapalesco fasto della corte di principi fannulloni di Riyadh fermenta e manifesta la propria insoddisfazione per lo status quo: in principio chiedendo un allentamento della repressione e una più equa ridistribuzione delle entrate petrolifere ma più di recente arrivando persino a chiedere la fine del regno dei Saoud o persino la secessione dall'Arabia e la creazione di un nuovo stato litoraneo sciita.
Nella repressione delle manifestazioni, che di solito coinvolgono centri come Qatif, Awamiyah e Sawfa, finora hanno trovato la morte dozzine e dozzine di civili, senza che per questo l'occidente superficiale e ipocrita abbia una sola volta criticato il suo tiranno privilegiato, perché subserviente ai desideri dell'arrogante imperialismo Usa e israeliano, l'ultimo monarca assoluto della Storia: Re Abdallah bin Saoud.
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