L'ONG umanitaria 'Human Rights Watch' ha accusato il regno ascemita di Giordania di utilizzare "tattiche intimidatorie violente e repressive" contro le sempre più frequenti dimostrazioni popolari di malcontento per la stagnazione economica e politica che affligge il paese ormai da oltre un anno; si legge nel comunicato di denuncia di HRW, firmato dal Ricercatore anziano per il Medio Oriente Chris Wilcke, tra l'altro, che: "La risposta giordana alle manifestazioni sembra divenire sempre più brutale".
Nello scorso week-end forze antisommossa hanno attaccato manifestanti pacifici che si erano radunati fuori dalla residenza del Premier Awn al-Khasawneh, ad Amman, chiedendogli il rilascio di sei attivisti arrestati am età marzo durante altre dimostrazioni nella cittadina meridionale di Tafileh. Le accuse elevate contro di loro suonano forzate e speciose al solo leggerle: "infrazione alla legge tramite disturbo della quiete, blocco del traffico e insulti a pubblici ufficiali", proprio di che tenere persone in cella per oltre quindici giorni!
Secondo testimoni oculari intervistati da Human Rights Watch le persone fermate e portate nelle centrali di polizia "per accertamenti" vengono sistematicamente brutalizzate con pestaggi, minacce psicologiche e altre forme di pressione fisica e morale. Wilcke ha auspicato che "molto presto" il Codice Penale giordano possa venire finalmente riformato con l'abolizione di tutti gli articoli che, anche solo potenzialmente, possono configurare la criminalizzazione e rendere quindi possibile la persecuzione di quanti esprimono le proprie idee tramite assemblee e manifestazioni.
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