Gli egiziani, sull'onda delle ultime frizioni diplomatiche tra il Cairo e Washington, durante le quali é emerso come la Casa Bianca utilizzasse ambigue "Ong" per tentare di influenzare i processi politici del paese e sempre nel cui corso, quando diversi impiegati di queste vennero fatti segno di mandati di comparizione in tribunale e di limitazioni alla possibilità di espatriare, dalla Stanza Ovale venne la 'minaccia' di azzerare i cosiddetti 'aiuti' del programma USaid, sono sempre più dell'idea che il loro paese debba rifiutare aprioristicamente qualunque offerta di investimenti o 'aiuti' da parte americana quando esista la fondata possibilità che dietro di essi si celi la volontà di 'mettere le mani' su processi che dovrebbero rimanere appannaggio esclusivo dei cittadini egiziani e dei dirigenti da essi selezionati ed eletti alle cariche pubbliche.
Il 'trend' é confermato da diversi recenti sondaggi Gallup, il primo dei quali, condotto lo scorso febbraio dava un 80 per cento degli intervistati contrario agli emolumenti 'USaid', rispetto al 69 per cento del dicembre 2011 e al 50 per cento dell'aprile precedente mentre ben l'85 per cento del campione statistico aveva detto "no" alla domanda: 'siete favorevoli ai finanziamenti stranieri nel campo delle organizzazioni civili e sociali?', con un incremento di oltre dieci punti percentuali rispetto al risultato di dicembre (74 per cento di contrari). Un altro sondaggio, questa volta condotto a marzo 2012, vedeva il 56 per cento degli interrogati giudicare "uniformemente negative" tutte le relazioni tra Egitto e Usa, con un inasprimento dell'ostilità antiamericana ben del 16 per cento rispetto a quella registrata a fine 2011.
In compenso, secondo una terza statistica, condotta proprio negli ultimi giorni, indica che, mentre le 'quotazioni' di popolarità degli Usa e dei loro piani di assistenza (o di influenza) economico-militare vanno rapidamente precipitando tra i cittadini egiziani, quelle della Repubblica Islamica dell'Iran sono in costante crescita, con poco meno della metà degli intervistati che vorrebbero vedere il Cairo e Teheran più vicine e amiche nel prossimo futuro, rispetto a circa il trenta per cento che affermava la stessa cosa nel corso del 2011.
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