Lo scorso martedì abbiamo dato puntualmente notizia del sacrificio del martire palestinese Mohammed Assi, caduto mentre cercava, lui stesso ricercato dalle SS a Sei Punte, di liberare i suoi camerati Saif e Abu Hadi con l'aiuto degli abitanti di Kfar Namah, villaggio presso Ramallah.
Compilando il nostro reportage sull'evento abbiamo da subito indicato Assi come militante della Jihad Islamica Palestinese perché tale indicatoci dalla nostra fonte, in cui riponiamo profonda e meritata fiducia.
In seguito, mano a mano che emergevano nuove versioni della vicenda, ne abbiamo notate alcune dove si indicava invece la vittima come militante di Hamas.
Adesso, a due giorni dall'uccisione, vediamo circolare in rete versioni contrastanti del reportage funebre del martire Assi, dove egli appare di volta in volta coperto da sudari differenti, pur sempre attorniato dalla stessa folla.
In questo periodo di falsificabilità delle prove fotografiche senza precedenti storici riteniamo che sarebbe dovere della Jihad Islamica e di quella parte onesta e sincera di Hamas che non ha mai rinnegato o sconfessato i valori della Resistenza cercare di cooperare sempre più strettamente per infliggere sconfitte al regime ebraico di occupazione, piuttosto che svilirsi in infantili beghe a colpi di "photoshop".
Fino a prova contraria definitiva continueremo ad ascrivere la militanza di Assi alla Jihad Islamica.
Sempre i soliti, quelli di Hamas.....
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