lunedì 2 gennaio 2017

La Turchia paga lo scotto delle avventure di Erdogan, rischiando la "Pakistanizzazione"

Questo articolo a momenti verrà pubblicato anche sul quotidiano online L'Opinione Pubblica, col quale mi pregio di collaborare e dove i miei scritti sono tutti consultabili a questa pagina web.
Non pochi si sono rallegrati quando, in seguito al vertice Kazhako di Astana, la Turchia di Erdogan ha dato finalmente l'impressione di voler voltare decisamente pagina rispetto alla "rotta" tenuta negli ultimi cinque anni nei confronti della Siria e di voler cooperare fattivamente con Russia e Iran per una soluzione del conflitto che prescindesse da precondizioni speciose del genere "Assad must go".

Questa è senza dubbio una cosa positiva.

Purtroppo, una volta che ci si è seduti a 'cena col diavolo', non sempre è facile alzarsi chiedendo permesso e dileguarsi, e questo Recep Erdogan lo sta sperimentando molto bene negli ultimi tempi, con atti terroristici che sembrano scientemente organizzati e temporizzati per "punire" il Presidente turco per la sua svolta pragmatica e per colpire nel vivo l'immagine del paese che egli vuole presentare al mondo: uno stato musulmano moderno, vitale, meta di turisti e investitori, crocevia per il Medio Oriente, i Balcani, l'Europa e il Caucaso.

Ma Erdogan, che nel 2010 portava avanti la politica "Zero Problemi coi Vicini", lodava Assad e l'Iran e discuteva di una "mini-schengen" che coinvolgesse Ankara, Damasco, Bagdad e Teheran, doveva pensarci prima, doveva pensarci prima di gettarsi in mano alle politice di Obama, Clinton e Kerry, prima di trasformare il varco di confine di Bab al-Hawa in una vera e propria "autostrada per terroristi", prima di compromettersi a livello tale con gli estremisti di ogni sorta (l'export di petrolio rubato dall'ISIS sarebbe stato impossibile senza la conveniente 'sponda' turca...) che era chiaro che ogni tentativo di 'sganciamento' avrebbe comportato ritorsioni e rappresaglie sanguinose.

Per ben due volte negli ultimi mesi abbiamo parlato di "Modello Pakistan" e "Rischio Pakistanizzazione" riguardo alla Turchia; gli ultimi eventi ci confermano che tale nostra preoccupazione fosse giustificata e che la possibilità che l'Europa si trovi con un grande paese musulmano scosso da periodici attentati, con istituzioni fragili, personalistiche e soggette a periodiche minacce da parte delle istituzioni spionistiche e militari dello Stato, diventi ogni giorno più probabile.

Qualcuno dovrebbe domandarsi, se questi sono i risultati nel seguire e appoggiare le iniziative degli Usa, che cosa aspetti l'Europa a iniziare a fare i propri interessi e impegnarsi fattivamente per un Medio Oriente pacifico e stabile, terreno di investimenti e commerci e non fonte di orde di migranti e centro nevralgico di reti terroriste capacissime (come si è visto di recente) di colpire anche il Vecchio Continente.

3 commenti:

  1. Una cosa sola è certa, che Santa Madre Russia è leale con gli alleati mentre con l'America Troia è meglio essere nemici che alleati, ormai solo gli scemi non l'hanno capito e gli europoidi in fatto di scemenza si distinguono.
    Ivan Demarco Orlov

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  2. il problema è l'atteggiamento mutevole di erdogan.Prima conciliante poi guerrafondaio e poi di nuovo conciliante, prima moderato poi islamico e ora dietrofront, queste cose si pagano, lui deve conciliarsi con i curdi, ritornare alle origini ricostruendo uno stato laico e abbandonare l'islamizzazione della turchia. Islamizzazione che gli sta tornando indietro come un boomerang. Inoltre deve rinunciare alle mire espansionsitiche cercando un accordo di pace e cooperazione con i vicini

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  3. Mi auguro che il popolo turco sappia sbarazzarsi di Erdogan quanto prima, sta distruggendo il paese.

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