lunedì 6 dicembre 2010
Gaza esiste, Gaza resiste! Gli abitanti della Striscia trasformano i tetti delle case in micro-fattorie
Pochi giorni fa abbiamo pubblicato un articolo sull'orticoltura domestica a Gaza come mezzo di Resistenza all'assedio e allo strangolamento economico di Israele contro la popolazione della Striscia e degli sforzi dell'associazione Anera per diffondere conoscenze ed equipaggiamenti necessari all'uopo fra le fasce di abitanti più disagiate. Ma ci sono abitanti di Gaza per cui persino una striscia di terreno coltivabile a fianco a casa é un traguardo irraggiungibile, come per esempio gli abitanti dei campi profughi, i senzatetto che hanno avuto le case sbriciolate dalle bombe sioniste o semplicemente gli abitanti delle zone più pesantemente urbanizzate (ricordiamo che la Striscia é uno dei luoghi più densamente popolati dell'intero pianeta dopo Macao, Monaco, Singapore e Hong Kong).
A volte, per colmo di sfortunata ironia, coloro che non hanno terra da coltivare sarebbero quelli meglio istruti su come renderla produttiva: sono le famiglie di agricoltori ed orticoltori che lavoravano i campi nella regione periferica della Striscia, ma che ora non possono più raggiungerli a causa della "zona cuscinetto" irragionevolmente estesa imposta dalle truppe sioniste assedianti, che non si fanno chiedere due volte di aprire il fuoco su contadini, braccianti, a volte intere famiglie che cercano di recarsi a curare o anche solo a controllare i loro orti o i loro campi.
Israele vuole affamare Gaza, Israele vuole colpire la popolazione civile nello stomaco e nella salute, per questo ha imposto la 'zona cuscinetto' che é più profonda ed estesa dove la terra era più fertile e coltivata, per questo manda i bulldozer militari a spianare e distruggere le piante e le primizie, in spregio a qualunque considerazione di decenza e di umanità.
Ovviamente, se c'é una cosa che Gaza insegna ogni giorno all'aggressore e all'assediante sionista é la sua continua capacità di creare, inventare, ideare sempre nuove forme di Resistenza.
La Resistenza, adesso, a Gaza, si fa sui tetti.
Tetti terrazzati, ricoperti secchio dopo secchio e carriola dopo carriola di quel tanto di terra che basta a piantare peperoni, melanzane, cavoli, peperoncini, aglio, cipolle, endochriya (erba simile alla bieta) e poi spinaci, radici bianche, menta, prezzemolo e aromi tipici palestinesi come la merrimea e lo zataar e poi vasi e taniche di plastica in cui far germinare piccole palme da dattero e alberi nani di limone e arancio, da rivendere a chi ha la terra dove piantarli.
"Gaza una volta produceva granturco, orzo, avena per il bestiame, okra" dice Hussein Shabat, direttore del Centro palestinese per lo Sviluppo giovanile, che coordina gli sforzi delle famiglie che vogliono allestire il loro "orto sul tetto", "adesso invece la popolazione deve ingegnarsi per produrre quel po' di verdura che possa aiutarli a non soffrire la fame e a risparmiare il denaro necessario ai sempre più costosi acquisti sul mercato nero; ovviamente, l'orticoltura domestica non é la chiave a risolvere l'emergenza alimentare, che resta sempre gravissima, ma può dare una mano".
Alcuni abitanti di Gaza, particolarmente intraprendenti, hanno già fatto il passo successivo, allestendo pollai, piccionaie o gabbie per conigli fianco a fianco coi loro piccoli orti: gli animali vengono nutriti con gli scarti e gli avanzi della cucina e dell'orto e, col tempo, integrano la dieta familiare con le proteine che procurarsi altrimenti, grazie agli sforzi dei contrabbandieri di bestiame attraverso i tunnel sarebbe, se non impossibile, almeno costosissimo.
Il diciassettenne Abu Jehad, sul tetto della sua casa nel pieno centro di Gaza é riuscito a far prosperare un'ottantina di polli e galline e una voliera con una trentina di piccioni: "Ho sempre amato i pennuti, mi piace guardarli, prendermi cura di loro" dice con orgoglio giustificato, "Ho iniziato con nove pulcini donatimi da un amico a cui ne ho aggiunto dieci comprati coi miei risparmi, quando la mia famiglia ha visto che mi impegnavo e facevo sul serio mi ha dato una mano, comprando altri dieci pulcini; ci sono stati problemi e difficoltà, in primavera continuavano ad alternarsi periodi di caldo a improvvise giornate rigide e diversi polletti sono morti per esposizone a queste intemperie, poi altri si sono ammalati e ho dovuto dare fondo ai risparmi per comprare loro farmaci veterinari, ormai quasi introvabili, ma ne é valsa la pena".
"Le uova del mio pollaio sono gustosissime col tuorlo quasi rosso e l'albume denso, al confronto quelle che si comprano sembrano 'annacquate'; abbiamo già cucinato pure qualche pollo e anche per la carne non c'é confronto, ai miei animali non vengono dati antibiotici o cortisone e mangiano solo il pastone di pane secco e scarti di verdura che preparo loro, i semi che compro e controllo e quello che trovano razzolando e becchettando sul terrazzo".
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