venerdì 10 dicembre 2010

Middle East Monitor: "Ecco le principali leggi razziste vigenti in Israele"


Fin dalla sua costituzione lo Stato ebraico di Israele é stato guidato da leader che hanno cercato di rendere la vita scomoda, dura, se non impossibile agli "indesiderati" occupanti originari, i Palestinesi, visti, secondo la lente deformante ed esclusivista dell'ideologia sionista, come "corpi estranei" da allontanare o, in caso di loro ostinazione, da distruggere con ogni mezzo. L'obiettivo finale, ovviamente, era la costruzione di uno Stato monoetnico "razzialmente puro" secondo le convinzioni dei sionisti originari, borghesi europei appartenenti alle classi sfruttatrici, intrisi di "miti" modellati nello stampo dei Gobineau e dei Chamberlain, ai cui pozzi infetti si abbeverarono anche i sostenitori della "purezza turca" che perseguitarono e sterminarono gli Armeni, nonché, ovviamente, gli ideologi nazisti.

Il risultato, parzialmente raggiunto ma sempre più perfezionato e ininterrottamente perseguito per tutti gli ultimi 62 anni, é stata quella che lo storico Ilan Pappe ha definito: "La pulizia etnica della Palestina", processo illegale e immorale che ha avuto inizio con l'espulsione coatta di oltre 750.000 Palestinesi (più probabilmente un milione), cacciati da oltre 540 cittadine e villaggi presi d'assalto dalle milizie sioniste e da gruppi di Ebrei armati decisi a sradicare gli Arabi dalla terra che avevano sempre occupato.

La coscienza di questo crimine paligenetico, di questo irredimibile 'peccato originale' manda i sionisti in una frenesia di autoassoluzione ed autocommiserazione, motivo per cui sentono il bisogno costante di "recitare" la parte delle vittime, soprattutto di fronte agli Europei e agli Americani. Ma il crimine originario di Israele é sempre lì. e rode le coscienze sioniste come l'immaginario sangue che macchiava le mani della rea Lady Macbeth: anche nel momento in cui essi roteano gli occhi al cielo e lamentano "gli attacchi coi razzi" contro la cittadina di Sderot si può cogliere il colpevole sguardo che gettano dietro le loro spalle, in direzione delle rovine del villaggio palestinese di Najd, da loro distrutto per "fare posto" all'attuale abitato.

Come se queste violente espulsioni ed espropri non bastassero, i Governi israeliani si sono poi sbizzarriti in una sequela di provvedimenti illegittimi, razzisti, segregazionisti, liberticidi, che hanno precedenti solo nelle istituzioni del Sudafrica dell'Apartheid, della Rhodesia di Ian Smith e, ovviamente, nelle Leggi di Norimberga del III Reich; il documento che trovate in download al link sottostante, elaborato dal think tank MEMO - Middle East MOnitor riassume in cinque facciate le principali angherie e ingiustizie che un Arabo musulmano o cristiano si trova ad affrontare quotidianamente, vivendo sotto il regime dell'Apartheid di Tel Aviv.

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