mercoledì 5 gennaio 2011

Moqtada al-Sadr torna definitivamente in Irak, accoglienza entusiasta a Najaf


Sayyed Moqtada al-Sadr é rientrato dall'Iran questo pomeriggio in patria, dove ha ricevuto una trionfale accoglienza dai suoi seguaci e sostenitori riunitisi per l'occasione a Najaf; la comunità sciita irakena, la cui importanza é ormai in costante ascesa in tutti i settori della vita pubblica (politica, sociale ed economica) dopo gli anni di costrizione dovuti alla preminenza degli elementi sunniti legati al clan di Saddam Hussein prima e ai fantocci dell'occupazione militare angloamericana poi ha celebrato il rientro del giovane leader religioso con tutto l'entusiasmo del caso.

Era l'una, ora italiana (le tre a Bagdad), quando Moqtada al-Sadr, figlio del Grande Ayatollah Mohammed Sadeq al-Sadr, rispettato teologo sciita a sua volta, capo del "blocco sadrista" che é blocco principale dell'Alleanza nazionale irachena (159 seggi su 325) e che controlla gli strategici ministeri dell'Edilizia, delle Risorse idriche, del Turismo e dell'Archeologia, dello Sviluppo, del Lavoro e del Welfare (più un Ministero senza portafoglio), capo di una milizia che vuole ripetere in Mesopotamia la vittoriosa Resistenza di Hezbollah, definito dalla scrittrice e commentatrice anti-imperialista Naomi Klein come "Il più grande e pericoloso ostacolo per i piani statunitensi di dominio dell'Irak", al-Sadr sembra avere tutte le carte in regola per dominare il palcoscenico politico iracheno per molti decenni a venire.

Moqtada, infatti, é riuscito a volgere a proprio vantaggio l'elemento della giovane età che, all'indomani dell'invasione e dell'occupazione del suo paese sembrava dovergli precludere le luci della ribalta (nell'Islam sciita infatti é molto raro per un aspirante leader vedere premiate le sue ambizioni se ha meno di 50 anni), a tutto vantaggio dell'anziano e canuto Ayatollah Ali Sistani.

Ora, nell'ottavo anno di occupazione straniera, molti iracheni ritengono che la linea attendista e moderata di Sistani sia perdente e poco dignitosa e che al contrario l'insurrezione dell'Esercito del Mahdi (la milizia Sadrista) abbia segnato il punto di svolta e di riscossa dell'onore nazionale, non soltanto per la maggioranza sciita, ma per tutti gli iracheni. Rafforzato nelle sue credenziali religiose da quattro anni di studio nella città sacra di Qom, al-Sadr ha potuto incontrare Ali Sistani in serata per quello che molti interpreteranno come un virtuale "passaggio delle consegne", dal leader di ieri a quello di domani ed oltre.
Il santuario di al-Musumeh, a Qom, dove Moqtada ha vissuto e ha studiato dal 2007 ad oggi.
La visita a Sistani é venuta terza in una scaletta che ha prima previsto l'omaggio alla tomba dell'Imam Alì, radice storica dello sciismo duodecimano, e quello più personale (ma a sua volta anche religioso e politico) al sepolcro del padre Mohammed, che dal 1991 prese a organizzare attorno a sé un primo nucleo di sciismo politicizzato in opposizione al regime sunnita di Saddam Husssein, che lo fece uccidere il 18 febbraio 1999 in un agguato in cui perirono anche due fratelli di Moqtada. Mohammed al-Sadr sapeva di essere nel mirino, tanto che durante la sua ultima predica del venerdì, prima di venire colpito, aveva indossato pubblicamente il sudario, dichiarando a tutti di essere pronto al sacrificio.

Ora Moqtada, già insignito del titolo di "Hujjat al-Islam", (Segno dell'Islam), solo un grado al di sotto di quello di Ayatollah, sembra in grado di riuscire nello scopo che le pallottole dei sicari preclusero al padre.

2 commenti:

  1. Se al-Sadr riuscirà a fare in Iraq quello che Nasrallah ha fatto in Libano, prevedo che fra 10-15 anni gli Stati Uniti (se esisteranno ancora come nazione...), inizieranno a suonare nuovamente i tamburi di guerra, parlando di "asse del male" in riferimento a Iran-Iraq-Libano.

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  2. Quasi certamente gli Usa esisteranno ancora...non siamo altrettanto certi che saranno nelle condizioni socio-economiche per sopportare un'altra guerra mediorientale...;)

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