mercoledì 2 febbraio 2011

I cittadini di Gaza trepidano per la sorte della protesta egiziana: immagini esclusive!


Guardando dentro qualunque negozio, caffé o ristorante della Striscia di Gaza si può notare la stessa cosa: Palestinesi ipnotizzati dalle telecronache degli eventi egiziani. E' più di un improvviso interesse negli affari del vicino paese, la relazione fra Egitto e Striscia é complicata, legata a doppio filo dai rapporti che uniscono decisioni politiche prese al Cairo con il quotidiano di milioni di prigionieri del Gulag sionista che va entrando nel suo quinto anno di vita.

I tunnel che perforano il suolo argilloso lungo la zona di confine di Rafah servono a introdurre a Gaza merci e beni essenziali che sarebbero altrimenti proibiti dalle shylockiane tabelle della fame imposte dagli ufficiali dell'esercito sionista che hanno decretato la carestia per i Palestinesi "colpevoli" di avere eletto e sostenuto il legittimo Governo di Hamas. Cibo, medicinali, batterie e combustibili vengono contrabbandati giornalmente attraverso queste vitali arterie di sostentamento.

Adesso, con la chiusura totale del varco di Rafah, molti a Gaza temono un inasprimento delle condizioni di vita; il Ministro delle Finanze Omar Abdel Razeq (foto sotto) ha però dichiarato che Gaza é in grado di superare un periodo di chiusura del varco; in effetti per ora gli effetti sono limitati, ma comunque gli occhi dell'opinione pubblica sono puntati sul Cairo e sulla protesta egiziana, dai cui sviluppi dipende la prossima riapertura di Rafah e forse lo stesso fato dell'assedio israeliano, cui il faraone Mubarak ha sempre tenuto bordone.

1 commento:

  1. Quello che si guadagna a fare i lustrascarpe…

    Come sapete, gli israeliani hanno distrutto l’economia palestinese; solo che, invece di occuparsene loro, fanno mantenere i palestinesi dall’Europa, condizionando i fondi europei secondo gli interessi politici israeliani.

    Come sapete, l’Autorità Nazionale Palestinese si dedica soprattutto a incarcerare gli oppositori di Israele che il governo d’Israele indica loro.

    Ed ecco come Ugo Volli, islamofobo da prima linea, interpreta questo fatto: tutta colpa degli arabi, sempre.

    Cari amici,

    anche in tempi di sommosse egiziane non bisogna perdere di vista la Palestina, faro di Eurabia. Senza dubbio vi ricordate la flottiglia che provò il maggio scorso a sfondare il blocco israeliano di Gaza. [...]. Bene, ma forse non avete presente che fra le navi della flottiglia ce n’era una che aveva un nome buffo, “Sfendoni 8000″. E sapete il perché di questo strano nome e in particolare del numero? Perché i “pacifisti” della flottiglia sostengono che Israele tratterrebbe in carcere proprio 8000 palestinesi: è un argomento contro la liberazione di Gilad Shalit, che non tiene conto che si tratta di terroristi, in parte condannati per reati sanguinosi e terribili stragi, e comunque sempre regolarmente processati dalla giustizia israeliana (che non è affatto filogovernativa, come tutti sanno) e richiusi in carceri regolari con tutti i diritti, visite, assistenza legale, istruzione, attività fisica ecc.

    E’ un numero interessante, 8000. Perché sapete quanti sono i palestinesi detenuti politici dell’Autorità Palestinese? Lo dice un rapporto dell’Arab Organization for Human Rights in Britain: in media fra il 2007 e il 2010 sono stati 8640, al ritmo di otto arresti al giorno. Notate che il 77% dei detenuti dell’AP era già stato arrestato e rilasciato dagli israeliani: forse la loro pericolosità è chiara anche ai palestinesi. Il turnover nei 35 centri carcerari dell’AP è alto, per la semplice ragione che in buona parte dei casi non si trattava di trattenere dei soggetti pericolosi e di impedir loro di fare danni o di punirli, ma di terrorizzarli e torturarli: secondo il rapporto il 95 per cento di questi detenuti è stato torturato durante il loro passaggio in carcere. Non solo sono di più, ma sono trattati senza nessuna garanzia, in maniera completamente inumana. Fra il 2008 e il 2009 sei detenuti politici sono morti per le torture nelle prigioni palestinesi, le quali naturalmente beneficiano del sostegno più o meno indiretto dei fondi europei. (Per altri dati, potete leggere questo articolo:http://www.jpost.com/MiddleEast/Article.aspx?id=204763) . Non vi sembra il caso che la prossima flottiglia, che già si annuncia per la primavera, promuova una sua imbarcazione da 8000 a 8640? Così, per amore delle vittime palestinesi…

    Ugo Volli

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