lunedì 31 gennaio 2011

La Casa Bianca chiacchiera di 'democrazia' mentre gli arsenali dei tiranni sono pieni di armi "made in Usa"


Dalla sua torre sempre più tetra e pericolante al Dipartimento di Stato Madama Clinton, Ministro degli Esteri della Casa Bianca, che qualche post fa assimilammo con felice invenzione a una vera e propria "Strega dell'Ovest" di baumiana memoria si sta rodendo e struggendo sempre più, le sue 'scimmie volanti' le riportano notizie sempre più preoccupanti dalla satrapia egiziana, notizie che "Colei che deve essere obbedita", la lobby sionista che l'ha messa al suo posto attuale, non prenderà affatto bene.

Un po' preoccupati, a dire il vero, lo siamo anche noi, giacché negli atti e nelle dichiarazioni degli ultimi giorni di Dama Clinton leggiamo il segno di quanto ormai distaccata dalla realtà sia diventata l'amministrazione statunitense, o perlomeno (e dici poco) quella parte di essa che avrebbe il dovere di recepire gli umori e le vibrazioni della comunità internazionale e farsene veicolo verso il capo dell'Esecutivo.

La Clinton infatti invita il faraone in bilico Hosni Mubarak a intavolare un "dialogo costruttivo" con "l'opposizione" per "arrivare a una vera democrazia". Ma la Clinton la ha una televisione al Dipartimento di Stato? Un collegamento internet? Lo ha ancora capito che in Egitto é in atto una rivoluzione di popolo, senza rappresentanti o sponsor politici con cui Mubarak possa "dialogare"?

Lo ha ancora capito Dama Clinton che la rivoluzione egiziana é scoppiata per l'assenza di qualunque forma di democrazia (condizione a salvaguardia della quale Mubarak é stato lasciato sul 'trono' per oltre 30 anni) e che la democrazia di cui ama tanto parlare é davvero così tanto negli interessi degli Usa da far loro rifornire ogni tirannello levantino di tutto il necessario per reprimerla e prevenirla?

Tutti i proiettili di plastica con l'anima in metallo, tutti i candelotti di gas urticante e lacrimogeno, tutti i blindati equipaggiati di cannoni ad acqua sono infatti prodotti Usa, come indicano con fin troppa chiarezza gli involucri stampigliati, perché i desiderata strategici a stelle e strisce nella regione si sono sempre basati sull'assunto fondamentale di "tenere le masse fuori dalla stanza dei bottoni"; per questo gli Usa sono sempre stati nemici di tutti i paesi in cui i Governi sono espressione diretta o indiretta del popolo e invece amici dell'Israele dell'Apartheid, della Persia dello Shah, dell' Irak di Saddam, della Turchia dei generali, della Giordania della Casa di Hashem e dell'Arabia della Casa di Saoud.

Invece della Siria dei generali nazionalisti, dell'Egitto del populista Nasser, della Jahmahiryia libica, dell'Iran di Khomeini, Repubblica Islamica, sono sempre, sempre, sempre stati nemici. Così come si sono dichiarati pregiudizialmente e senza motivo alcuno ostili alla nuova Turchia di Erdogan e adesso si mostreranno ostili al Libano di Mikati.

Speriamo che abbiano occasione di mostrarsi ostili anche alla Tunisia e all'Egitto e forse anche allo Yemen e alla Giordania, non solo perché ci auguriamo che anche lì i popoli abbiano finalmente la meglio e possano partecipare di regimi realmente democratici ma soprattutto perché, più saranno i luoghi in cui Dama Clinton dovrà sguinzagliare le 'scimmie volanti' e meno perniciosa e deleteria influenza potrà esercitare su ciascuno.

Aumentando il numero dei bersagli la potenza e la penetratività dell'imperialismo americano si stempera e si diluisce.

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