giovedì 1 marzo 2012

Ali Larijani: "Meschini e volgari i tentativi Usa di gettare dubbi sul referendum, votato da milioni di cittadini leali ad Assad!"


Il Presidente della Camera iraniana Ali Larijani ha duramente criticato e stigmatizzato gli Stati Uniti per i loro ipocriti e subdoli tentativi di sminuire e ignorare l'importanza del recente referendum popolare in Siria, che ha visto oltre dieci milioni di persone (su quattordici milioni di aventi diritto) recarsi ordinatamente alle urne e approvare a schiacciante maggioranza la nuova Carta proposta dalla Commissione per la Riforma Costituzionale, che, abolendo l'Articolo 8 del vecchio ordinamento toglie al partito Ba'ath il ruolo preminente nella società e nelle istutuzioni che aveva mantenuto negli ultimi decenni.

Larijani ha dichiarato che la frustrazione delle arroganti potenze occidentali, frustrate nel loro tentativo di imporre il caos e il terrore in Siria tramite i loro provocatori infiltrati, riforniti di armi e denaro da Arabia Saudita, Qatar e Israele, cerca una meschina 'compensazione' nelle menzogne riguardo il recente referendum che ha testimoniato il livello di popolarità e di seguito che Bashir Assad e il suo Governo riscontrano nella popolazione, mortalmente spaventata dalla prospettiva di guerra civile, settarismo, persecuzioni e attentati a sfondo etnico e religioso come quelli che si sono visti in Irak dopo l'invasione americana e il caos che ne é seguito, con le truppe di invasione totalmente incapaci di mantenere il controllo del paese.

Larijani ha rimarcato che, secondo la maggior parte degli analisti affidabili e indipendenti, il rapido e maturo procedere del processo di riforma portato avanti dal Governo, con l'annuncio di nuove elezioni politiche entro tre mesi, sta letteralmente "tagliando l'erba sotto i piedi" dei terroristi, rinserrati in poche località, totalmente isolati dalla popolazione (che li odia e li teme) e incapaci di proporre alcunché anche a quei Siriani che, magari, non sono seguaci di Assad, ma certamente non vogliono vedere il loro paese distrutto come l'Irak o la Libia.
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