Due droni Predator, robot assassini dell'Impero, sono precipitati in Somalia, tutti e due nella zona di Mogadiscio. Mentre chi ha a cuore le sorti della popolazione civile si sta mobilitando in questi giorni per cercare, con progetti di aiuto e sostegno, di porre un argine alla marea di sofferenza e disperazione generata dalla più grave siccità in sessant'anni, altri stati continuano a considerare la Somalia (e in generale tutta l'Africa) come nient'altro che una scacchiera per i loro giochi di egemonia imperialistica globale, come per esempio gli Usa, che ormai da anni hanno riempito il cielo del Corno d'Africa con le loro macchine omicide guidate a distanza.
Ma proprio la teleguida potrebbe costituire il 'tallone d'achille' dei terminator di Washington giacché sembra che i due droni schiantatisi al suolo (uno nei pressi dell'aeroporto internazionale di Aden Adde mercoledì sera, uno addirittura nel bel mezzo di Florenza Street, durante la notte) non siano rimasti vittime di guasti o di fuoco da terra ma invece abbiano avuto i delicati apparati elettronici di navigazione "fritti" dall'impulso di una contromisura elettronica, di origine cinese.
Di solito non é costume di questa testata azzardare ipotesi non confermate (non siamo mica Debkafile!) ma, crediamo opportuno ricordare ai nostri lettori come poco tempo fa diversi droni Usa abbiano fatto la stessa fine sopra l'Iran (i rottami vennero anche mostrati a una delegazione di tecnici russi in cambio di non meglio precisate 'contropartite') e, proprio in questi giorni, delegazioni ufficiali iraniane siano presenti nella capitale africana. Chi ha orecchie per intendere, intenda.
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