Occasione per le proteste che, seppure meno violente, si sono avute anche nella capitale Amman ed altri centri del paese, il grido di 'brogli' lanciato dalle opposizioni (in testa il locale capitolo della Fratellanza Musulmana) che hanno disertato le urne nelle recentissime elezioni politiche e che pure hanno denunciato i tentativi governativi di simulare un'affluenza e una rappresentatività della chiamata al voto del tutto immaginaria.
Gli oppositori del reuccio ascemita Abdallah sostengono che l'affluenza pretesa dal Ministero dell'Interno al 56 per cento degli aventi diritto sarebbe 'fasulla' e che moltissimi elettori si siano recati ai seggi dietro promessa di piccoli compensi monetari, molto ambiti in un paese in durissima crisi recessiva. Dall'autunno del 2010 il regno transgiordano ha cambiato moltissimi premier ma non ha riformato un impianto costituzionale che concede al Re e alla sua corte un ruolo preponderante nella vita pubblica del paese.
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