Alaa, a sinistra, conferisce col fratello minore Gamal. |
Quando una famiglia ha un grave rovescio di fortuna, si sa, spesso l'avvenimento fa da detonatore per sfogare astio, antipatie, malumori, che prima covavano sotto la cenere.
Quando il 'rovescio di fortuna' é così colossale come l'aver perso quello che si configurava come il controllo pressoché totale di un paese di 80 milioni di anime, si può facilmente immaginare come siano tesi i nervi dei vari parenti coinvolti nella debacle, e come il rischio di sfogare le delusioni in liti livorose senza esclusione di colpi sia ancora più elevato.
Sembra che, a sentire le recenti indiscrezioni apparse sul kuwaitiano Al-Qabas, sull'agenzia Reuters e su Al-Akhbar, questo sia il clima non precisamente salubre che si respira nel clan Mubarak, dove il primogenito Alaa accuserebbe il fratello Gamal di essere stato causa del crollo di popolarità dell'augusto e reverendo genitore, il "faraone" che pagava tributo alla Casa Bianca e a Tel Aviv.
La famiglia Mubarak col piccolo Mohammed, figlio di Alaa, morto per una grave malattia nel 2009. |
Alaa, che negli ultimi vent'anni ha tenuto un profilo molto basso accontentandosi di gestire una proficua serie di investimenti, si sarebbe trovato al palazzo presidenziale lo scorso giovedì, 10 febbraio, quando i vertici militari egiziani avrebbero inviato al Presidente-Dittatore un "ordine" piuttosto perentorio di dimettersi seduta stante registrando un discorso la cui traccia era acclusa alla missiva.
Gamal, a quel punto, avrebbe insistito con suo padre fino a convincerlo a registrare un messaggio del tutto diverso, nel quale la "vacca che ride" si dichiarava intenzionata a rimanere in carica fino a settembre 2011.
E sarebbe stato proprio durante la registrazione di quel messaggio (che altro effetto non ha avuto se non quello di far precipitare la situazione portando poi alle effettive dimissioni di Mubarak), che Alaa avrebbe accusato il 'fratellino' di avere contribuito decisamente al tracollo di immagine del genitore, "brigando" per portare alcuni suoi amici affaristi in posizioni privilegiate nel gabinetto governativo di Ahmed Nazif (l'esecutivo precedente il tardivo e inutile rimpasto tentato dopo lo scoppio delle proteste).
"Hai voluto spalancare le porte ai tuoi amici ed ecco il risultato! Anziché riuscire a onorare nostro padre nell'ultimo scorcio della sua vita hai contribuito a renderlo inviso e odiato!".
Lo scontro fra i due fratelli apparentemente é stato tanto violento che sono quasi venuti alle mani, in ciò impediti soltanto dal pronto intervento di servitori e ufficiali di palazzo.
La dinamica degli eventi di giovedì 10 febbraio così ricostruita spiegherebbe come mai il Presidente Usa Barack Obama si sarebbbe apparentemente "sbagliato" sul contenuto del messaggio che si attendeva in giornata dal Presidente egiziano. Avvertito dai generali del Cairo sul fatto che essi avevano 'suggerito' a Mubarak di dare le dimissioni l'inquilino dello Studio ovale avrebbe rilasciato la profetica convinzione: "sono certo che ascolteremo presto il rumore della Storia in svolgimento", salvo essere 'smentito' dal 'colpo di testa' del vecchio faraone, suggerito dall'ambizioso figlio cadetto (ovviamente preoccupato per le sue chances di successione in via di rapidissimo squagliamento).
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