Si é aperto nel Salone delle Esposizioni e dei Congressi di Gaza la fiera campionaria agricola e industriale della Striscia, organizzata e patrocinata dalla Facoltà di Economia dell'Università musulmana di Gaza, che venne fondata nel 1978 proprio dagli sforzi combinati di un gruppo di colti e lungimiranti imprenditori palestinesi, che ritenevano essenziale, per lo sviluppo e il rafforzamento dell'economia locale, la presenza di un'istituto di studi accademici.
La cerimonia di apertura é stata celebrata dal Segretario del Consiglio accademico Jamal al-Khudry davanti a un parterre di autorità tra cui spiccava la figura del Ministro dell'Agricoltura Mohammed al-Agha; tra tutti i settori produttivi quello agricolo é particolarmente importante per la Striscia, sia per la qualità assoluta del suo output sia perché, con le esportazioni severamente ristrette ormai da anni, é fondamentale per dare ai cittadini della Striscia i mezzi essenziali per fare fronte alla carestia imposta dall'assedio israeliano.
Proprio per questo motivo i tentativi dello Stato ebraico per minare e impedire lo sviluppo e la crescita del Settore Primario a Gaza sono particolarmente intensi e miniziosi: il tiro al bersaglio contro pescatori e contro loro natanti, gli attentati contro lavoratori agricoli, l'interdizione di vaste aree di terreno coltivabile mediante l'imposizione di "terre di nessuno" esageratamente ampie, sono solo alcuni dei sistemi con cui Israele cerca di portare gli abitanti della Striscia sempre più vicini alla fame.
Quest'anno le aggressioni e gli attacchi sionisti hanno cagionato nel corso del 2010 un danno di circa 36 milioni di dollari: 5 in mancate esportazioni verso la Cisgiordania, 5 in mancate esportazioni verso i paesi arabi, 13 milioni in mancate esportazioni verso l'Europa e altrettanti verso Israele. Già, perché Israele, pur stringendo al collo di Gaza i lacci dell'assedio economico, poi é in prima fila fra i paesi acquirenti dei suoi prodotti agricoli e floreali; la qualità dei prodotti della Striscia é molto alta, e per quanto concerne i prezzi, lo si può facilmente immaginare, gli agricoltori palestinesi non hanno molte alternative ad essere decisamente flessibili.
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