Un natante da pesca palestinese é stato distrutto nelle scorse ore quando motovedette armate della Marina sionista hanno aperto il fuoco con cannoncini di piccolo calibro e mitragliere prendendo di mira un gruppo di barconi ancorati al largo di Rafah, capoluogo meridionale della Striscia di Gaza.
Testimoni oculari hanno riportato come le salve delle motovedette siano state accuratamente "aggiustate" sui bersagli, segno che i marinai sionisti volevano esplicitamente danneggiare distruggere i piccoli pescherecci, per rendere ancora più precario l'afflusso di generi alimentari nel territorio sottoposto allo strangolamento economico voluto da Israele.
Il settore della pesca, permettendo agli abitanti di Gaza di procurarsi cibo in maniera 'autonoma' dalle tabelle della fame e della carestia stilate dagli Shylock di Tel Aviv, é stato oggetto di un trattamento terroristico tutto particolare, che ovviamente lo Stato ebraico ha cercato di gabellare e travestire come 'operazioni anti-terrorismo', ma, in ultimo, é sempre più scoperta ed evidente la sua natura duplice e ipocrita, mirata esclusivamente ad aumentare e peggiorare le sofferenze degli abitanti del 'ghetto' di Gaza.
Una dozzina di giorni fa era toccato a tre pescatori di Beit Lahia (Jihad Fathi Khalaf, Ashraf Abdel-Latif Aktefan e Tal'at Ar-Ruwagh) di venire massacrati sul bagnasciuga dai colpi della Marina sionista; questa volta, fortunatamente, le perdite sono state solo materiali, anche se non bisogna dimenticare che l'affondamento di un barcone da pesca vuol dire fame e povertà per le famiglie dei suoi proprietari.
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