Nel costante, incalzante, soffocante procedere del parossistico e fanatico processo di "giudeizzazione forzata" della città di Gerusalemme il regime sionista di Tel Aviv sta per superare un nuovo argine di indecenza: questa volta a essere nel mirino degli occupanti sono nientemeno che i minareti delle dozzine di moschee gerosolimitane, le torri svettanti da cui i muezzin (o, più precisamente, i mu‘adhdhin) richiamano i fedeli alla preghiera facendo echeggiare le sette od otto strofe dell'adhān: dalla Moschea di Abdeen a quella di Omar, dalla Moschea di Al-Khanqah al-Salahiyya a quella di Al-Buraq, fino al Sacro e Nobile Santuario di Al-Aqsa.
Gli ebrei occupanti vorrebbero "abbassare" (non sappiamo se il termine sia usato come velato sinonimo di 'zittire') il richiamo dei muezzin, che da 1373 anni (appena sei anni dopo la morte del Profeta Maometto) risuona nei cieli di Al-Quds, all'alba come al tramonto, cinque volte ogni giorno. La 'giustificazione' per tale abuso, che suonerebbe ridicola se non fosse intollerabilmente ipocrita e offensiva é che i coloni ebrei illegalmente impiantati da Israele nelle case espropriate e sottratte agli abitanti arabi di Gerusalemme sarebbero "infastiditi" dal richiamo alla preghiera islamica.
Se li infastidisce tanto, suggeriamo noi, potevano evitare di accorrere dagli Stati Uniti, dalla Francia, dall'Inghilterra, dall'Ucraina, dall'Australia (tutti posti a bassissima densità di moschee) per venire a trasferirsi nel Terzo luogo sacro dell'Islam!
La Fratellanza musulmana in Israele, commentando la notizia, ha dichiarato che essa rappresenta "Il colmo dell'arroganza sionista" non mancando però di notare come l'apparente 'fretta' di accelerare il processo di giudaizzazione di Al-Quds stia ad indicare che "L'establishment sionista abbia fiutato l'aria che tira recentemente in Medio Oriente e abbia quindi assunto gli atteggiamenti propri del ladro che sente prossimo il ritorno del padrone della casa in cui ha fatto irruzione".
Il commento dell'organizzazione islamica, oltre a far notare come il richiamo alla preghiera non sia assolutamente negoziabile sotto nessun punto di vista e a prescindere da ogni pretestuosa richiesta israeliana, si conclude con l'ammonimento: "Guai agli oppressori, perché per quanto essi possano farsi minacciosi ed empi a essi verrà comunque presentato il conto delle ingiustizie inflitte alle loro vittime".
Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille! Puoi votare le mie notizie anche in questa pagina.
Nessun commento:
Posta un commento