giovedì 21 luglio 2011

Gli ammiragli yankee preparano la ritirata dal Bahrein: "Le manifestazioni mettono in pericolo le nostre basi nell'isola"


In Bahrein la popolazione continua imperterrita a scendere in piazza contro la tirannia della corrotta dinastia Al-Khalifa, schiatta di sunniti messi al potere su una popolazione a stragrande maggioranza sciita dai diktat dell'imperialismo britannico, che voleva una monarchia debole e traballante costretta ad attaccarsi a Londra per rimanere al potere. Nonostante l'invasione da parte delle truppe Saudite e di Dubai, nonostante le stragi, le devastazioni, gli arresti e le torture ogni giorno migliaia e migliaia di cittadini continuano a manifestare a Manama, a Diraz, a Nuwaidrat, a Sitra e nelle altre località dell'Isola delle Perle.
Che ci frega delle dimostrazioni (vere) in Bahrein, dobbiamo inventarci quelle finte in Siria, per far piacere a Israele!
Naturalmente nessuna notizia di questa mobilitazione coraggiosa e commovente arriva in Occidente, dove i padroni del vapore mediatico sono impegnati a propagare menzogne sulla Siria, parlando di fantomatici 'oppositori' e travestendo in questa guisa i morti nelle fila di poliziotti e militari, uccisi dagli infiltrati e dagli agenti provocatori agli ordini di Washington, Parigi e Tel Aviv. Le notizie sulle manifestazioni in Bahrein vengono seguite attentamente da un pubblico enormemente più ristretto di quello a cui vengono ammannite le panzane occidentaliste, ma estremamente più cinico e potente: sono infatti generali e ammiragli del Pentagono che nelle loro sale di comando ipertecnologiche si stanno lambiccando il cervello decidendo se sia il caso di far rapidamente "traslocare" le squadriglie di veivoli stanziati nella base aerea di Shayk Isa e le unità della Quinta Flotta attraccate nel porto di Manama.

Che i rappresentanti del più devastante e prepotente imperialismo militare che la Storia ricordi si sentano minacciati dalle dimostrazioni dei cittadini del Bahrein deve dare la misura di quanto esse siano colossali e determinate, l'abbandono della strategica isoletta nel Golfo Persico sarebbe devastante per Washington che dovrebbe scegliere se spostarsi in Arabia Saudita o negli EAU (con il rischio di far scoppiare violente manifestazioni anche lì) o abbandonare, forse per sempre, uno specchio d'acqua tramite il quale transita la maggior parte del greggio destinato ai consumi occidentali.
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