Le proteste, originariamente incentrate su richieste moderate, come la fine delle discriminazioni economiche e sociali, il rilascio dei prigionieri politici e una maggiore equità nel reinvestimento dei proventi petroliferi, hanno gradualmente ma inesorabilmente cambiato segno e ormai chiedono apertamente la caduta della Casa di Saoud, corte di nobili fannulloni e parassiti, o, in alternativa, la secessione dei territori sciiti dal Regno di Riyadh.
Ormai ripetute a ciclo continuo le proteste si sono estese anche all'Isola di Tarut e comprendono convinte e sentite testimonianze di solidarietà ai vicini abitanti (sciiti anch'essi, a maggioranza) del Bahrein, oppressi da una dinastia sunnita (gli Al-Khalifa) sostenuta e spalleggiata, anche con truppe occupanti, proprio dai reali sauditi, che temono che il rovesciamento dei monarchi vicini possa fare suonare la campana a morto anche per loro. I rapporti della giornata di proteste di oggi parlano di tre feriti, ma la cifra non é attendibile visto che ormai é noto che sia pericoloso presentarsi a pronto soccorso e ospedali con ferite da proiettile dopo le manifestazioni, visto che gli sgherri dei Saoud entrano spesso nelle strutture sanitarie arrestando coloro che presentano segni di aver preso parte alle manifestazioni.
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