In una mossa che prosegue la continua 'escalation' di misure ostili tra il Cairo e Washington l'Egitto ha annunciato ieri che il processo agli 'attivisti stranieri' sospettati di usare fondi esteri per incitare disordine e violenza nel paese e condurre la situazione politica a sbocchi vantaggiori per gli Usa e Israele avrà inizio a fine mese.
Il 26 febbraio, infatti, dovrebbero avere inizio le udienze per 43 sospettati, tra cui 19 Americani ma anche Serbi, Norvegesi, Tedeschi, Giordani e alcuni cittadini Egiziani, i cui nomi sono risultati evidenti in documenti compromettenti sequestrati dalle autorità nel corso di retate contro le ONG 'sospette'. COntro gli accusati é elevato l'addebito di avere "Stabilito filiali ed estensioni illegali di organizzazioni internazionali che, con fondi stranieri non regolamentati sono state finanziate in maniera contraria alle leggi egiziane e alle norme sulla sovranità nazionale del paese".
Il Dipartimento di Stato Usa ha minacciato che, se cittadini americani verranno sottoposti a procedimenti legali, il programma di 'aiuti' verso l'Egitto potrebbe venire bloccato. La minaccia arrogante ha scatentato tanto la minaccia di cancellare unilateralmente il cosiddetto 'Trattato di Camp David', quanto un movimento d'opinione centrato attorno all'Ateneo Islamico di Al-Azhar che si propone di rendere quanto prima indipendente il paese da qualunque genere di emolumento straniero, in modo da renderlo meglio capace di affermare i propri sovrani diritti.
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