venerdì 3 febbraio 2012

La strage dello stadio provoca proteste determinate in tutto l'Egitto contro la giunta militare, il popolo grida: "Tantawi vattene!"


A un anno dalle manifestazioni che diedero il via alla formidabile ed esaltante Rivoluzione che causò, 357 giorni fa, le dimissioni dell'ex 'Faraone' Hosni Mubarak attualmente detenuto in attesa di giudizio é nuovamente tempo di "Venerdì della Rabbia" al Cairo, a Suez e a Port Said, a causa della strage perpetrata al termine di una partita di calcio da elementi filo-Mubarak e filo-americani proprio nella cittadina rivierasca.

Come prontamente e giustamente ha denunciato il Partito di Libertà e Giustizia della Fratellanza Musulmana la strage doveva essere la "punizione" per la scoperta e la neutralizzazione di una vasta rete di agenti Usa legati all'amministrazione americana e al complesso-militare industriale attraverso 'fondazioni' e 'ONG' rifornite direttamente dal Pentagono, dalla CIA e dal Partito Repubblicano. Sono dozzine i provocatori colpiti da interdetto a lasciare l'Egitto che si sono dovuti rifugiare negli ultimi giorni nel 'covo di spionaggio e sobillazione' che é l'ambasciata americana.

La strage doveva servire da ammonimento a Tantawi e soci ma, a causa della indignata e vibrante reazione del popolo egiziano, tornato a radunarsi nelle sue decine e centinaia di migliaia nei luoghi iconici della sollevazione del 2011, potrebbe essere la pietra tombale per la Giunta militare che ha controllato finora la transizione dall'autocrazia a una forma di governo più democratica e rappresentativa.

Finora si ha notizia di un morto al Cairo e due a Suez, ma, come già un anno fa, non sembra che l'uccisione di manifestanti possa far recedere o desistere il popolo dalle sue proteste e dalle sue richieste, in primis quella di pronte dimissioni del Maresciallo Tantawi e dello scioglimento del Consiglio Supremo delle Forze Armate.
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