Come annunciato a suo tempo, si fanno sentire, e molto duramente, le conseguenze della totale rottura dei rapporti tra Ankara e Tel Aviv a seguito del pervicace e ostinato rifiuto del regime dell'Apartheid ebraico di assumersi la responsabilità per le vittime della Mavi Marmara e di pagare compensazioni monetarie alle famiglie degli attivisti umanitari massacrati dai commando di Tel Aviv nel corso del piratesco raid in acque internazionali della primavera 2010.
Secondo quanto pubblicato recentemente dal quotidiano sionista Jerusalem Post sulla sua versione internettiana la Elbit System 'gioiello' dell'industria bellica di Tel Aviv ha già messo in bilancio perdite per 65 milioni di dollari Usa nel consuntivo del 2011, a causa della brusca cancellazione degli ordini di software e sistemi elettronici per l'aviazione turca.
Il quotidiano ha aggiunto che la compagnia israeliana starebbe disperatamente cercando una qualche compensazione presso lo Stato Maggiore dell'IDF ma che, con la campagna di tagli per miliardi di shekel attualmente in corso, che ha già forzato alla cancellazione di numerose esercitazioni di massa e starebbe per incidere anche su spese una volta considerate 'sacre', come ad esempio le ore di volo per l'addestramento dei piloti, non vi siano molte speranze da coltivare in merito.
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La Turchia ha un atteggiamento ondivago e per nulla rassicurante, nel suo litigio con Israele più che i dieci pacifisti assassinati ha potuto l'appetito per i giacimenti di gas aggrovigliati con la questione cipriota.
RispondiEliminaProbabile, molto probabile, poi, serve a poco dichiararsi 'paladini dei Palestinesi' e organizzare la Flottiglia, e poi due anni dopo accozzarsi con sionisti e sauditi nel tentativo di far saltare il Presidente Assad, uno dei più leali e costanti sostenitori che i Palestinesi abbiano mai avuto!
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