Juliano Mer-Khamis, geniale e rivoluzionario attore, regista e attivista politico palestinese, é stato ucciso ieri nel campo profughi cisgiordano di Jenin, dove viveva e lavorava. Secondo il comunicato rilasciato dalla polizia di Fatah per bocca del commissario Mohammed Tayyim, ignoti killer avrebbero colpito l'artista con cinque colpi di arma da fuoco, mentre questi si trovava al volante della sua auto con la baby-sitter che si occupava di suo figlio (e che é rimasta ferita); le indagini sarebbero indirizzate contro "gruppi di militanti".
La Resistenza palestinese, tuttavia, rifiuta questa lettura dei fatti come il tentativo della fazione Fatah di addebitarle la morte di un artista che non aveva nessuna ragione di esserle inviso, anzi, e indica in un commando della stessa Fatah o in una 'squadra omicidi' dello Shin Bet israeliano i più probabili colpevoli dell'omicidio.
Prolifico e innovatore, Mer-Khamis si dedicava sia all'attività cinematografica che a quella teatrale, portando avanti una collaborazione col locale Teatro di Jenin, che venne fondato da sua madre trentuno anni fa, nel 1980; insieme a Zakariya Zubeidi, ex-capo delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa aveva aperto anche il nuovo "Teatro della Libertà".
Di padre palestinese e madre ebraica Mer-Khamis secondo le leggi razziste del regime dell'Apartheid avrebbe avuto diritto alla cittadinanza israeliana, ma l'aveva sempre rifiutata, preferendo vivere e lavorare in mezzo ai diseredati della Nakba, il pogrom del 1948 in seguito al quale venne fondato il regime etnocratico di Israele.
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