Una buona notizia per gli abitanti del ghetto assediato di Gaza, costantemente perseguitati da frequenti e prolungati blackout a causa degli attacchi aerei sionisti contro l'infrastruttura elettrica della Striscia, a partire dall'unica centrale dell'enclave; il Ministero dell'Energia egiziano ha approvato una richiesta del Governo Haniyeh e si é impegnato ad aumentare la quantità di energia trasmessa oltreconfine per andare incontro alle esigenze di villaggi e cittadine della fascia meridionale della Striscia.
Il Ministro Hassan Younis ha dichiarato che il dispacciamento energetico da parte egiziana salirà da 17 a 22 MW, suscitando la soddisfazione e l'entusiasmo da parte gazese, i cui cittadini, é proprio il caso di dirlo, cominciano a vedere, grazie ai cambiamenti portati in Egitto dalla recente cacciata di Mubarak, "la luce alla fine del tunnel", un tunnel rappresentato dall'illegale assedio sionista, che veniva spalleggiato e appoggiato dal 'faraone' coi capelli tinti, quando invece (come dimostra questa notizia) l'Egitto ha tutte le potenzialità per vanificarlo e nullificarlo.
Naturalmente, sia pur migliorandola notevolmente, 5 MW in più non risolvono una situazione disastrosa, dove si registrano, in momenti e stagioni di picco di consumi, ammanchi che arrivano fino a 70 Megawatt, ma costituiscono comunque un incoraggiante passo avanti. La situazione energetica a Gaza é così disperata che praticamente tutte le famiglie posseggono uno o più gruppi elettrogeni a combustibile per supplire ad ammanchi e blackout ma la manutenzione e il corretto utilizzo di questi macchinari é spesso difficoltoso e frequentemente si registrano incidenti, anche mortali. Il massiccio utilizzo di questi gruppi, inoltre, contribuisce all'inquinamento atmosferico e acustico, peggiorando condizioni di vita che sono già molto, molto difficili.
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