Decine di migliaia di cittadini yemeniti sono scesi in piazza nel giorno dell'annuncio dell'assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla loro connazione Tawakkul Karman, celebrando il riconoscimento e rinnovando la loro determinazione a continuare scioperi, marce, proteste, fino al raggiungimento ultimo dei loro obiettivi: la cacciata dal potere del tiranno Ali Abdullah Saleh e la costruzione di una vera democrazia in 'Arabia Felix', libera dalle influenze e dalle manipolazioni di Usa, Arabia Saudita, Israele e altre arroganti potenze imperialiste.
Le manifestazioni maggiori si sono tenute nella capitale Sanaa, ma anche nella 'Città Verde' di Ibb, e in entrambe le forze di sicurezza fedeli al tiranno (recentemente rientrato nel paese dopo un lungo ricovero a Riyadh per le conseguenze di un attentato esplosivo che lo ha colpito ai primi di giugno nel suo stesso palazzo del potere) non hanno esitato a utilizzare le armi per affrontarle e disperderle. Prima che questo accadesso, comunque, i manifestanti di Sanaa hanno dato fuoco a un finto feretro addobbato per rappresentare l'iniziativa diplomatica sponsorizzata dal Consiglio di Cooperazione tra i Paesi Arabi del Golfo Persico (GCC), che il fronte riformatore considera troppo favorevole a Saleh (prevederebbe infatti sue dimissioni a favore di Abd Rabbo Mansour Hadi, Vicepresidente e poscia la sua inviolabilità da inchieste o accuse per i suoi crimini passati).
Curiosamente, forse speranzoso di riuscire ancora una volta a tenere tra le grinfie il timone del comando, lo stesso Saleh ha rifiutato più e più volte di firmare il protocollo 'cucinato' dai suoi alleati arabi, portando il paese sempre più vicino al collasso e alla minaccia di una guerra civile in stile libico. Truppe saudite sono già nel paese (esattamente come in Bahrein) per aiutare i suoi scherani a reprimere le manifestazioni e una parte dell'esercito (nella fattispecie la Divisione Corazzata fedele al carismatico Generale Ali Mohsen) ha già denunciato l'autorità presidenziale, schierandosi coi dimostranti.
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