Una recente inchiesta demoscopica suggerisce che gli Egiziani sono inclini a favorire i candidati per le elezioni presidenziali che più esplicitamente criticano e stigmatizzano l'Apartheid israeliano, le politiche di Tel Aviv contro i Palestinesi e che più di frequente fanno riferimento alla necessità di sostenere ed appoggiare la Resistenza contro lo strangolamento economico della Striscia di Gaza e contro l'occupazione e la pulizia etnica in corso a Gerusalemme e in tutta la Cisgiordania.
Quasi il 42 per cento del campione statistico rappresentativo interrogato in merito dai reporter di PressTV (l'emittente di notizie in inglese della Repubblica Iraniana) si sono dichiarati convinti dalle posizioni in merito espresse da Amir Moussa (sopra), gia Segretario Generale della Lega Araba, rilevato sulla sua poltrona dall'ex titolare del Dicastero degli Esteri, Nabil Arabi, proprio per permettergli di preparare la campagna presidenziale.
Ben distaccato nelle preferenze degli intervistati appare Mohamed el-Baradei (foto sopra), ex portavoce dell'Agenzia Atomica Internazionale, IAEA, cui gli egiziani non sembrano intenzionati a perdonare una certa contiguità con il passato regime di Mubarak; più o meno appaiato con El-Baradei si situa Ahmed Shafiq (15 per cento di gradimento-foto sotto), già Comandante in capo dell'Aviazione e Primo Ministro da gennaio a marzo di quest'anno.
Il sondaggio elettorale arriva dopo che la Giunta militare di Transizione guidata dal Maresciallo Tantawi ha deciso di modificare le procedure di conteggio del voto popolare al Parlamento, riservando due terzi dei seggi per esponenti di liste e partiti e un terzo a candidati indipendenti; la popolazione ha reagito con preoccupazione alla decisione, temendo che tale meccanismo possa essere usato per garantire l'elezione di figure legate al vecchio regime e nel corso del sabato passato é scesa in Piazza Tahrir per manifestare il proprio disappunto.
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