Il mito dell'invincibile e irraggiungibile superiorità tecnologica 'occidentale' riceve un altro colpo non da poco (dopo tutti quelli che l'hanno appannato e intaccato dai 'giorni di gloria' del 1991 quando sembrava che le flotte aeree nato fossero in grado di demolire dall'alto qualunque avversario, come nei deliri dohuettiani), quando, meno di un giorno e mezzo della campagna "Odissey Dawn" un F-15E 'Eagle' dell'aeronautica USA è precipitato attorno a Bengasi; senza nemmeno che qualcuno si sia peritato di sparargli contro.
In realtà, a ben vedere, l'incidente, attribuito dal Pentagono a "cause meccaniche" é piuttosto l'ennesima testimonianza dell'incipiente obsolescenza della flotta di F-15 americani che, progettati a metà degli anni '60 ed entrati in servizio all'inizio della decade successiva ha nella versione 'E' l'apice della sua evoluzione e tuttavia, nonostante imponenti pacchetti di aggiornamento e routine di manutenzione, comincia ormai a mostrare tutti i suoi anni.
Il problema non é da poco per i gallonati pundit del Pentagono, perché l'F-35 Lighting II é ancora sette anni dal venire introdotto in linea di volo e, con l'F-22 "congelato" a difesa dello spazio aereo statunitense (alcuni dicono per l'esorbitante prezzo delle macchine, altri malignamente insinuano per prestazioni del tutto al di sotto delle attese, a loro tempo propagandate come 'fantascientifiche'), sembra proprio che i residuati della "teen series" (F-15, 16 e 18, dopo il ritiro dell'F-14 ormai diversi anni fa) dovranno adattarsi a girare il mondo "esportando democrazia" e "bombardando umanitariamente" ancora qualche annetto, anche se chi scrive spera che non ve ne sia alcun bisogno e che, qualora il caso si ripresentasse, più d'uno faccia 'obiezione di coscienza strutturale', crollando da sotto la sella degli spavaldi cowboy dell'Air Force.
Intanto vengono diffuse le prime immagini di mezzi filo-Gheddafi distrutte, riprese dal britannico Telegraph e da Gordon Duff (ex-marine dell'Era del Vietnam) sulla pagina web 'Veterans Today', sito alquanto 'progressista' nello spettro dei media rivolti alla comunità degli ex-servicemen americani. Notiamo innanzi tutto che vicino alle carcasse dei mezzi del Rais non mancano mai cadaveri di africani, segno che evidentemente la compagnia israeliana dell'ex Generale Ziv sta ancora rifornendo di Darfuriani e Sudanesi il dittatore di Tripoli.
Secondariamente attrae la nostra attenzione la carcassa di pezzo d'artiglieria cingolato che vediamo qui sopra: la silohuette, per quanto si vede, non corrisponde a nessuno degli esemplari di cannoni cingolati accreditati all'arsenale libico (122mm e 152mm 2S1 e 2S3 di fabbricazione sovietica), somiglia piuttosto al molto più recente 2S19 russo o al prototipo Bhim costruito per il mercato indiano dalla sudafricana Denel, particolarmente indicativa ci sembra la camera per lo sfiato dei gas lungo la canna, che manca in altri cannoni corazzati meno recenti.
Guarda caso, il 2S19 é presente nell'arsenale georgiano, il cui apparato militare é stato infiltrato fino ai più alti gradi politici e di comando da Israele e il Bhim é stato sviluppato da un'industria sudafricana che era una cosa sola con l'apparato militare del regime dell'Apartheid, ottimo e fedele alleato di Tel Aviv. E' paranoia pensare che nella comparsa di questi 'mezzi fantasma' nell'arsenale della Jamahiryia ci sia, come per i mercenari neri, la mano di Israele?
Meditate gente, meditate!
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togliete il Nobel ad Obama
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