Parallelamente agli attacchi di aeroplani e artiglierie sioniste sulla Striscia assediata di Gaza, anche la Cisgiordania ha visto numerose operazioni contro le organizzazioni di Resistenza che, coraggiosamente, cercano di unire e compattare l'aspirazione nazionale del popolo palestinese e di opporla con successo alle politiche aggressive e segregatorie del regime di occupazione; a differenza di quanto sta avvenendo nella Striscia, però, Tel Aviv non ha dovuto mobilitare le sue forze armate, grazie alla presenza, nella West Bank, di una numerosa e pasciuta 'gendarmeria coloniale', pronta, per un piatto di zuppa e una minore razione di calci da parte del 'bwana' israeliano, a rendersi entusiasticamente complice delle persecuzioni decise negli uffici dello Shin Bet.
Stiamo parlando, ovviamente, delle forze 'di sicurezza' della Fazione Fatah, askari sempre fedeli e sempre pronti all'azione, nel nome di Israele e delle sue dottrine razziste.
Le milizie di Abbas e complici, recentemente, si sono scatenate in una rinnovata campagna di arresti contro le organizzazioni della Resistenza (tra cui, in un'epoca lontana lontana, andava annoverata anche la stessa Fatah), rapendo in particolare diversi membri del Movimento per la Jihad islamica in Palestina, per cui si sono spalancati i portoni dei centri di detenzione e delle camere di tortura dei collaborazionisti di Israele.
Fra costoro si contano Husam Noori (un insegnante licenziato da Fatah per motivi ideologici dopo il golpe del 2007), Hazem Noori e Islamboli Bdeir, che erano già stati arrestati e torturati in precedenza; fato che é toccato anche a Yousef al-Wawdi, arrestato ad Al-Khalil, che era stato rilasciato dalle galere di Fatah, segnato nello spirito e nel corpo, soltanto una settimana addietro. Anche Muhammad Shehada era stato rilasciato da Fatah, dopo 50 giorni di prigionia, ma oggi, a un mese dalla sua scarcerazione, é stato di nuovo arrestato.
Sempre ad Al-Khalil sono caduti nelle mani degli 'askari' Ismael Al-Huroob, Abdullah Sayaera, Ahmad Al-Kassar, e Khalid Halahleh. Questi ultimi quattro militanti, invece, erano appena stati rilasciati dalle prigioni israeliane. Ormai tra Israele e i suoi servi di Fatah é in atto una vera e propria politica detentiva della "porta girevole", che consente loro di 'darsi il cambio' nella persecuzione e nella tortura dei militanti della Resistenza.
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