mercoledì 30 marzo 2011

Netanyahu nomina un nuovo capo per lo Shin Bet, la "Anonima omicidi" del regime dell'Apartheid si rimetterà in moto?


Tornato di recente dal suo viaggio in Russia il capo del Governo sionista di ultradestra Benji Netanyahu si é subito messo al lavoro, selezionando Yoram Cohen come prossimo Direttore dello Shin Bet, la famigerata agenzia di spionaggio e repressione interna del regime di Tel Aviv.

Cohen sostituirà Yuval Diskin sulla poltrona di 'zar' dello spionaggio interno israeliano, una posizione che non vedeva l'ora di occupare, avendo servito per gli ultimi anni proprio come vice del Direttore giubilato.

La sostituzione, nonostante un'apparenza "poco fantasiosa" potrebbe dare il via ai preparativi per la ripresa della campagna di aggressioni terroristiche contro i leader e i militanti della Resistenza palestinese da parte dell'agenzia ebraica. Camuffati con l'insincero eufemismo di "omicidi mirati" questi assassinii hanno causato negli ultimi anni non solo perdite ai Movimenti di Resistenza (che, in quanto tali, sono disposti a dare la vita combattendo per il riscatto nazionale palestinese), ma soprattutto morti fra i civili visto che i mezzi preferiti di omicidio dello Shin Bet sono la bomba nascosta e il razzo o il missile sparato da elicotteri, jet e droni.

Solo per l'omicidio del fondatore e leader storico di Hamas, lo Sceicco Yassin, i killer dello Shin Bet non esitarono a uccidere nove civili palestinesi che si trovavano vicino all'uscita della moschea dalla quale stava transitando. Pochi giorni fa era stato l'ex-Generale criminale di guerra Shaul Mofaz, suscettibile di mandato di cattura internazionale per il suo ruolo nelle guerre contro il Libano e contro Gaza tra il 2006 e il 2009, a suggerire di riprendere la campagna di omicidi contro personalità e militanti palestinesi.

Oltre che dei tristemente famosi omicidi 'mirati' gli sgherri dello Shin Bet sono responsabili di rapimenti, abusi, violenze e torture contro coloro che siano tanto sfortunati da finire nelle loro mani, come per esempio la famosa tortura della "banana", in cui il prigioniero, assicurato a una sedia, ha la spina dorsale piegata all'indietro fino alla rottura di una o più vertebre.

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