Una delegazione di Hamas, il Movimento musulmano di Resistenza, si é incontrata nella giornata di martedì 29 marzo con il Ministro degli Esteri Egiziano Nabil al-Arabi, per discutere il ruolo del grande paese arabo, recentemente liberatosi dal giogo filosionista di Hosni Mubarak che lo aveva costretto sotto una cappa oppressiva e soffocante per oltre trent'anni.
Hamas ha elogiato le lucide e nette posizioni prese da Arabi durante la recente sequela di provocazioni armate scatenate da Israele contro la Striscia di Gaza e la sua popolazione civile, nonché contro l'ingiusto e inumano assedio economico che tante sofferenze e disagi ha causato, negli ultimi cinque anni al ghetto costiero.
La delegazione, che includeva il co-fondatore di Hamas Mahmoud al-Zahar (egli stesso egiziano per parte materna) e Khalil al-Hayya, ha riportato la decisa e radicata impressione che il Nuovo Egitto post-Mubarak sia sul punto di lanciare una serie di segnali di discontinuità col precedente regime, soprattutto nei suoi atteggiamenti e nelle sue iniziative nei confronti di Gaza ed Hamas.
A parte le questioni di immediato interesse palestinese, come ad esempio l'abolizione delle restrizioni al varco di confine di Rafah, la situazione dei Palestinesi ancora prigionieri nelle carceri egiziane, il reimpatrio attraverso l'Egitto di quei cittadini di Gaza che si trovavano in Siria allo scoppio della guerra civile, la delegazione si é soffermata particolarmente sulla questione della riconciliazione nazionale tra Hamas e Fatah, ciò che sembra confermare come questo obiettivo possa essere più vicino di quanto certe apparenze sembrerebbero suggerire.
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