domenica 13 marzo 2011

Prosegue la de-mubarakizzazione dell'Egitto: fuori di prigione i perseguitati politici, dentro i persecutori!


La polizia egiziana ha arrestato due dignitari del partito NDP, formazione politica di riferimento per il regime dell'ex-autocrate del Cairo Hosni Mubarak, recentemente deposto dall'immensa sollevazione popolare centrata attorno alle 'Giornate della rabbia' e alla prolungata occupazione di Piazza Tahrir; l'accusa per i due é nientemeno quella di avere organizzato le violenze contro i manifestanti portate avanti da sgherri in borghese, gabellati come "sostenitori di Mubarak" e in realtà reclutati fra i criminali comuni, fra i dipendenti delle aziende 'ammanicate' con i boiardi dell'economia indebitati col partito, fra gli uomini delle forze di sicurezza che avevano dovuto cedere il controllo del Cairo ai dimostranti dopo giorni e giorni di scontri.

I due rappresentanti dell'NDP, che avevano addirittura 'vinto' seggi in Parlamento durante le ultime elezioni-farsa tenute dal regime nel mese di novembre, avrebbero avuto mano anche nell'organizzazione del tragico e ridicolo 'carosello' di cavalli e cammelli che cercò di 'sgombrare' Piazza Tahrir (occupata da circa 800mila persone) 'tagliando' a passo di carica attraverso di essa, schiacciando decine di manifestanti sotto zampe e zoccoli ferrati. Gli arrestati rispondono ai nomi di Nasr al-Jabari e Yousef Khattab, di questi il primo era divenuto membro della Camera Bassa, il secondo della Camera Alta.

Il 'caracollo' attraverso Piazza Tahrir, lungi dal raggiungere il suo obiettivo, suscitò sdegno e repulsione nell'opinione pubblica egiziana e mondiale, spingendo ancora più cittadini a scendere in piazza e cementando il disgusto verso Mubarak e i suoi sicofanti da parte della comunità internazionale. Nello stesso giorno in cui Al-Jabari e Khattab sono stati assicurati alla giustizia sono stati spiccati mandati di cattura per altri quattro ufficiali anziani del Ministero dell'Interno, sospettati di cospirazione per commettere omicidio, a causa di ordini emessi verso le forze di sicurezza in cui si raccomanda esplicitamente di usare forza letale contro i dimostranti.

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