lunedì 14 marzo 2011

Anteprima all'ONU per "Miral", il film di Julian Schnabel sulla vita e la lotta di una ragazza palestinese


Si é tenuta nella giornata di lunedì 14 marzo l'attesa anteprima del film "Miral" diretto dal regista Julian Schnabel e tratto dal romanzo autobiografico della giornalista italo-palestinese Rula Jebreal (sotto), che offre uno spaccato molto personale ma molto equilibrato e informativo di un'esistenza segnata dalla Nakba e dalle sue conseguenze fino alla prima Intifada. Protagonista della pellicola, Freida Pinto già diventata famosa col film "Slumdog Millionaire" (The Millionaire in Italia).

Nel film si vede la protagonista Miral studiare in un istituto fondato dall'ereditiera di una ricca famiglia palestinese che all'indomani della Nakba si trovò a prendersi cura di dozzine di bambini palestinesi resi orfani dall'attacco degli invasori sionisti, la si vede prendere coscienza della storia e delle sofferenze del suo popolo, fino alla decisione (gravida di conseguenze) di prendere direttamente parte all'Intifada contro il regime di occupazione israeliano.

La proiezione nei locali dell'ONU ha suscitato le piccate e scomposte reazioni dei rappresentanti dello Stato sionista, poco adusi a vedere i crimini e i soprusi su cui é stato edificato il loro regime dell'Apartheid attraverso un mezzo di comunicazione troppo spesso messo al servizio della più becera vulgata di 'hasbara' anti-araba e filo-israeliana; tuttavia il protavoce dell'Assemblea Generale Jean-Victor N'kolo ha liquidato reazioni e proteste come 'esagerate e pretestuose', specificando come l'ottica attraverso cui il registra tratta la vicenda sia 'drammatica e non politica'.

Schnabel, il 58enne regista ebreo-americano, che aveva già presentato il film a diversi Festival cinematografici, fra cui quello di Venezia, ha dichiarato che il processo di adattamento del romanzo (portato a termine a quattro mani con l'autrice) e di realizzazione del film é stato "molto istruttivo" e che spera "di sollevare qualche curiosità e qualche discussione per il fatto che un regista ebreo abbia voluto dirigere un film che empatizza con le sofferenze dei Palestinesi e li umanizza come persone e non come macchiette razziste".

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