lunedì 14 marzo 2011

Nella frenesia persecutoria anti-palestinese Israele mobilita anche gli "Askari" di Fatah


Rapiti nell'orgasmo persecutorio seguito alla strage di coloni fondamentalisti uccisi nell'insediamento illegale di Itamar (che molti osservatori neutrali ritengono essere stata un crimine comune) i controllori dell'apparato repressivo israeliano non credono alla loro "fortuna" ora che gli si presenta l'occasione di scatenarsi in una vera e propria orgia di arresti, perquisizioni, coprifuochi, pestaggi e torture...tutte a danno degli "Untermenschen" palestinesi, tutte 'giustificate' dalla necessità di "dare la caccia al terrorista".

Temendo che le proprie truppe e milizie non bastino alla bisogna, Israele mobilita anche le riserve, tra cui, ultima ruota del carro, figurano anche i 'gendarmi coloniali', gli 'ascari fedeli' di Fatah che, scondinzolanti come sempre, accettano di buon grado l'incarico di farsi persecutori dei loro compatrioti per acquisire la riconoscenza del severo ed esigente 'bwana' sionista.

Abbas e i suoi si mettono di buzzo buono ad eseguire gli ordini del 'Massah' di Tel Aviv, iniziando, come sempre, dai "soliti sospetti": dozzine e dozzine di ordini di comparizione presso i quartier generale delle "forze di sicurezza preventiva" (la sbirraglia di Fatah) sono stati spiccati in queste ore, quasi tutti indirizzati a membri o simpatizzanti di Hamas, l'organizzazione musulmana di Resistenza che sconfisse sonoramente Fatah in quasi tutte le circoscrizioni cisgiordane alle elezioni politiche del 2006.

Man mano che alcuni dei convocati sono stati lasciati liberi di tornare a casa (con la raccomandazione, però, di 'tenersi disponibili') voci insistenti hanno iniziato a girare per tutta la West Bank: sembrerebbe che, in tutti i cortili di caserme e casermette di Fatah siano in corso roghi di faldoni e documenti. La notizia ha raggiunto Gaza e il Governo legittimo espresso da Hamas, il quale ha espresso l'opinione che Fatah, temendo l'inizio di una protesta generalizzata, stia distruggendo i documenti più sensibili e incriminanti, per evitare che vengano diffusi in seguito a torbidi con assalti a posti di polizia, galere e centri di detenzione e tortura.

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