martedì 15 marzo 2011

La Conferenza islamica lancia l'allarme: i cittadini di Gaza sopravvivono con metà delle risorse idriche necessarie!


86 litri al giorno.

Questa é l'acqua normalmente disponibile a un cittadino della Striscia di Gaza.

Potrebbe sembrare molta, se ci mettiamo a contarla sottoforma di bottiglie e bottigliette come quelle che, lisce o gassate, stanno sulla nostra tavola a pranzo e sulla nostra scrivania al lavoro, ma, quando si consideri che ogni volta che tiriamo lo sciacquone del bagno noi 'usiamo' circa una dozzina di litri d'acqua, che ogni volta che 'facciamo la lavatrice' noi ne impieghiamo circa 170 e che ogni doccia o bagno ci 'costano' rispettivamente 40 e 100 litri, diventa subito lampante che i cittadini della Striscia costiera vivono in una pressoché totale "emergenza idrica".

(Ogni abitante d'Italia, tanto per fare un esempio, consuma in media 213 litri d'acqua al giorno).

L'Organizzazione della Conferenza degli Stati musulmani (OIC) ha recentemente lanciato l'allarme riguardo la situazione idrica e altre criticità riguardanti l'approvvigionamento di beni e servizi base nel territorio palestinese sottoposto da anni al serrato e irragionevole assedio israeliano; in esso si legge come anche le popolazioni urbane di Gaza, Rafah e Jibalya siano sottoposte alla penuria d'acqua, che le costringe a venire servite 'a rotazione' spesso solo per poche ore ogni due o tre giorni, cosa che costringe le famiglie a premunirsi con taniche e bidoni dove conservare l'acqua in attesa del nuovo 'turno di servizio'.

Attorno alla Striscia, invece, gli abitanti degli insediamenti illegali ebraici hanno piscine, giardini innaffiati e irrigati e reservoir sempre pieni, grazie alla sfacciata politica annessionista dello Stato ebraico.


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