lunedì 21 novembre 2011

Ancora sangue in Piazza Tahrir, i militari di Tantawi fanno otto vittime tra i manifestanti!


Secondo quanto riportato dall'Agence France Presse quattro manifestanti sono stati uccisi con colpi di arma da fuoco in Piazza della Liberazione al Cairo, mentre altri quattro hanno trovato la morte per soffocamento o per traumi ricevuti da cartucce di gas asfissiante sparate loro contro a mò di proiettile. La polizia e l'esercito, col supporto di veicoli blindati hanno utilizzato inaudita violenza contro i manifestanti che, pacificamente, occupavano il luogo nel tardo pomeriggio di domenica; gli scontri sono proseguiti per buona parte della serata.

Con questo intensificarsi della violenza di poliziotti e soldati sale a undici il bilancio delle vittime del week-end e cresce proporzionalmente la possibilità che il popolo egiziano decida di "finire il lavoro" ritornando in massa nelle piazze e nelle strade questa volta per abbattere, dopo Mubarak e i suoi sodali anche le sue marionette in uniforme, che speravano di avere 'passato nuttata' elevandosi a controllori della transizione tra l'autocrazia del faraone ottuagenario e una vagheggiata democrazia di cui tuttavia a nove mesi dalla rivoluzione di febbraio non si vedono ancora che timidi segni.

Attivitsti, partiti e sindacati stanno diventando via via sempre più critici riguardo al fallimento dello SCAF (Il Supremo consiglio delle Forze Armate) di mantenere le proprie promesse e di implementare un rapido passaggio verso una forma di Governo civile. Non solo, ultimamente i militari hanno cercato di fare approvare al Governo ad Interim presieduto da Essam Sharaf una riforma costituzionale che darebbe alle Forze armate esclusivo e assoluto controllo sui propri bilanci e le proteggerebbe per sempre da indagini e inchieste.
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Allarme a Gaza: "Israele minaccia di aprire le dighe per provocare inondazioni devastanti nella Striscia assediata!"


Il Ministero dell'Agricoltura e quello della Difesa Civile del Governo palestinese hanno messo in guardia gli abitanti del ghetto costiero di Gaza riguardo al pericolo di devastanti inondazioni se il regime ebraico manterrà la propria promessa di aprire le dighe, riversando contro il territorio liberato da Hamas migliaia e migliaia di metri cubi di acqua usati come arma devastatrice.

Il Colonnello Yousef Zahhar, capo della Difesa civile a Gaza ha rivelato che la massa di acqua prevista devasterebbe cento abitazioni e quasi un migliaio di alveari (importante risorsa alimentare per la cittadinanza sottoposta al disumano assedio sionista), oltre che sommergere cento chilometri quadrati di orti e campi coltivati nella zona di Mighraka, al centro della Striscia.

Tutto il bestiame della zona, se non evacuato per tempo, sarebbe a rischio, mettendo in pericolo la sopravvivenza delle famiglie del luogo, principalmente allevatori e pastori beduini. I Ministeri hanno lanciato l'allarme per scoraggiare il regime ebraico dal mettere in atto simili azioni terroristiche, ma anche per dare modo alla popolazione di mettere al riparo armenti, case e, se ciò non fosse possibile, quantomeno evacuare la zona minacciata.


L'occupazione sionista già l'anno scorso aveva aperto le dighe causando milioni di dollari di danno all'agricoltura della Striscia.
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domenica 20 novembre 2011

Perde i pezzi l'esercito del tiranno Saleh! Sempre più unità militari passano dalla parte dell'opposizione


Un grande numero di personale militare yemenita ha ufficialmente abbandonato il campo del traballante tiranno dell'Arabia Felix Ali Abdullah Saleh (foto sotto) per passare al fronte delle opposizioni, imitando la scelta compiuta lo scorso giugno dalla Prima Divisione Corazzata e dal suo comandante Generale Ali Mohsen. Questa erosione delle forze armate a lui fedeli potrebbe essere il fattore decisivo nel tramonto dell'autocrate che, miracolosamente sopravvissuto a un attentato nel suo stesso palazzo e letteralmente 'rimesso insieme' dai chirurghi occidentali convocati apposta dai suoi sponsor sauditi non sarebbe più in grado, secondo alcuni osservatori, di disporre di forze sufficienti per reprimere 'adeguatamente' una sollevazione contemporanea dei militari a lui avversi, della popolazione civile e dei guerriglieri tribali guidati dallo Sceicco Sadeq al-Ahmar.

La popolazione civile ha accolto i defettori dell'Esercito con gioia, invitando altri loro camerati a imitarne la scelta e diventare parte del movimento che, con mesi di lotta e centinaia di vittime, sta spingendo uno degli ultimi baluardi della dittatura venduta a Washington, a Riyadh e a Tel Aviv verso quello che si annuncia come un cambiamento epocale.

Le Nazioni Unite spingerebbero per l'adozione di un piano di transizione abbozzato dal Consiglio di Cooperazione dei Paesi arabi del Golfo, che però viene rifiutato a priori dalle opposizioni in quanto prevede guarentigie per l'ex dittatore che lo metterebbero al sicuro da indagini e processi riguardo i crimini commessi in trentatré anni di autocrazia (prima sul solo Yemen del Nord, poi, dopo l'annessione violenta con la guerra del 1994, anche su quello del Sud).
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Navi da guerra russe attraccano in Siria per vegliare sull'indipendenza di Damasco


Ha preso la forma di una flotta della marina militare russa la solidarietà di Mosca nei confronti di Damasco, storico alleato che non cedette alle lusinghiere quanto mendaci sirene dell'Occidente nemmeno quando l'Egitto già di Nasser fece il 'salto della quaglia' dal campo anti-imperialista a quello filoamericano e filosionista; le unità militari russe sono entrate nelle acque territoriali siriane e hanno gettato l'ancora a Latakia, per garantire l'indipendenza e la sovranità del paese contro possibili 'colpi di mano' occidentali sulla falsariga di quello compiuto contro la Libia.

La costante vicinanza tra Russia e Siria, in questi ultimi mesi ha fatto moltissimo per disinnescare e deragliare gli schemi americani, israeliani e sauditi contro Bashir Assad, preso di mira nel tentativo, attraverso attentati contro la popolazione e le forze di sicurezza, di disgregare l'unità del paese e istigare la guerra civile tra sette, etnie e fazioni politiche.

Il Premier Vladimir Putin ha a più riprese messo in guardia l'Occidente e gli Usa dal perseguire simili disegni di 'regime change' e ora, tramite lo schieramento della flotta, prende provvedimenti concreti per mostrare che il Cremlino non ha intenzione di perdere l'amicizia e i buoni rapporti che tradizionalmente lo legano alla Siria (mentre invece i rapporti con Gheddafi si erano guastati dal 2003 in avanti).
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Al via vaste esercitazioni militari iraniane, nell'Est del paese la Repubblica Islamica affina le sue capacità di reazione!


Le forze di terra dell'Esercito iraniano hanno lanciato ieri una serie di esercitazioni militari nell'Est del paese, per migliorare proficienza, coordinazione, rapidità di risposta a una varia serie di situazioni e minacce ipotetiche.

I 'giochi di guerra', denominati "Thamen al-Hojaj", sono iniziati su un'area vasta circa 800mila chilometri quadrati, come affermato dal relativo comunicato stampa rilasciato dagli uffici dell'Esercito.

Il Comandante della base per la difesa aerea di Khatam al-Anbiya, Brigadier Generale Farzad Esmaili ha lanciato la prima fase delle esercitazioni che coinvolgeranno soprattutto unità di difesa aerea, che avranno modo di testare gli ultimi modelli di radar, missili e artiglierie a guida remota e computerizzata, prodotte in questi ultimi anni da tecnici ed esperti dell'industria di Difesa nazionale.

Ma le esercitazioni non coinvolgono solo unità combattenti, ma anche sezioni di genio, elettronica, rifornimento e amministrazione, ciascuna delle quali simulerà vari tipi di emergenza a cui rispondere, come casi di 'guerra informatica', mobilitazione improvvisa e massiccia e così via, ognuno secondo le proprie specialità e assegnazioni.

Sembra che la prima fase dell prove riguardi proprio la creazione e l'attivazione di centri di comando e coordinazione primari e secondari fissi e mobili per rispondere a diversi generi di necessità operative.

Adesso che le truppe Usa stanno abbandonando l'Irak che hanno invaso e occupato per otto anni l'Esercito della Repubblica Islamica ben si rende conto che una possibile minaccia militare imperialista ha più probabilità di provenire da Est, dall'Afghanistan ancora occupato dalla NATO e dal Pachistan dove spadroneggia l'arroganza di Obama; la decisione di mettere alla prova la capacità iraniana di reagire a minacce da Oriente é quindi molto logica e sensata.
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Tre morti e settecento feriti al Cairo e ad Alessandria, dove il popolo contesta i generali amici di Washington e Tel Aviv!


Secondo i rapporti dell'agenzia Reuters gravi scontri sarebbero iniziati al Cairo quando la polizia ha iniziato a fare uso di gas urticanti e proiettili 'di gomma' contro i componenti di un sit-in che protestava per una maggiore celerità nella dismissione della giunta militare di transizione e un rapido passaggio a un Governo democratico scelto liberamente con elezioni.

Ahmed Mahmoud, dimostrante ventitreenne, colpito in pieno sterno da un proiettile della polizia, sarebbe in seguito morto per la frattura sostenuta alla gabbia toracica. Secondo il portavoce del Ministero della Salute negli scontri vi sarebbero stati oltre seicento feriti.

Due morti si sono registrati anche ad Alessandria dove cecchini delle forze dell'ordine hanno aperto il fuoco contro dimostranti che manifestavano dinanzi alla sede del 'Direttorato di Sicurezza'. Il Consiglio delle Forze Armate é oggetto di critiche veementi per la sua studiata lentenzza nel gestire la transizione dal regime di Mubarak alla Democrazia e per le scappatoie legali che sta approntando in modo che nessuno dei militari (nominati dall'ex dittatore e a lui fedeli fino all'ultimo) possa venire perseguito per i suoi crimini precedenti.
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E' invasione! Da Nord e da Sud truppe Etiopi e Keniote entrano in Somalia per conto dell'imperialismo Us-raeliano!


Ancora una volta l'arroganza imperialista americana e sionista ha trovato in terra d'Africa servi sciocchi disposti, per un tozzo di pane, a diventare schiavi degli interessi altrui: é di queste ore la notizia che contingenti di "diverse centinaia di soldati" sono entrati in territorio somalo a Nord attraverso il confine etiope e a Sud tramite quello keniota. L'agenzia France Presse ha riportato la testimonianza di Abdi Ibrahim Warsame, anziano del villaggio di Gurel, nella regione di Galgudud, che ha descritto come gli invasori etiopi siano arrivati a bordo di camion e mezzi blindati; l'anziano Ahmed Liban, da parte sua, ha confermato che gli Etiopi avrebbero già raggiunto Beletweyne, 30 chilometri nell'interno.

L'Esercito etiope aveva già occupato la Somalia alcuni anni fa, arrivando persino a Mogadiscio, ma era stato ricacciato indietro con gravissime perdite dalla guerriglia musulmana, che aveva utilizzato contro gli occupanti stranieri, con enorme successo, le tecniche di lotta utilizzate in Afghanistan e in Irak contro l'occupazione americana e occidentale. Cosa faccia credere ai generali di Addis Abbeba che questa volta l'esito possa essere diverso non lo sappiamo, ma sappiamo per certo che ogni volta che vi sono occupanti stranieri la popolarità dei guerriglieri musulmani tocca i suoi vertici.

A Sud invece é il Kenya a intensificare la sua presenza armata in Somalia, in verità già iniziata ormai da settimane; ieri circa 400 militari di Mombasa hanno attraversato il confine dalla cittadina di Liboi marciando verso Afmadow, accompagnati da elicotteri e aeroplani, secondo quanto riportato dalla Associated Press. Solo la scorsa settimana i guerriglieri Al-Shabaab hanno eliminato 30 soldati kenioti in una imboscata che avrebbe reso orgogliosi gli Hezbollah libanesi.
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Gli aguzzini sionazisti avvelenano un detenuto politico palestinese con una iniezione, poi invocano a scusa "un errore clinico"!


Gia molte volte su queste pagine abbiamo denunciato, con prove e fatti incontrovertibili, con tanto di nomi e cognomi, la maniera scandalosa in cui detenuti politici palestinesi, il più delle volte incarcerati senza accuse o addebiti, gettati in galera dall'occupazione ebraica soltanto per aver cercato di difendere i diritti della loro gente, vengano lasciati nella negligenza medica più assoluta, non curati quando soffrono di condizioni cliniche persistenti e invalidanti (diabete, ipertensione, malattie cardiache, persino cancro), o sottoposti addirttura a esperimenti medici, come accadeva nei campi di sterminio nazisti.

Adesso, per negligenza criminale o esplicito intento omicida, a questo "Cahier des Doleances" si aggiunge anche l'avvelenamento, come quello subito dal quarantaduenne detenuto politico Riyad Amor, che, vittima di una iniezione venefica somministratagli alla clinica della prigione di Ramleh ha visto le proprie condizioni di salute peggiorare fino a non essere più in grado di camminare e coordinare i movimenti.

Amor era stato trasferito a Ramleh dalla prigione di Eshel; cardiopatico, avrebbe bisogno di un impianto di pacemaker, ma finora l'amministrazione carceraria sionista non ha concesso l'intervento, che sarebbe dovuto per semplici ed elementari ragioni umanitarie. Evidentemente qualcuno ha creduto di poter "risolvere" il dilemma alla maniera del Terzo Reich, avvelenando il malato. Non crediamo infatti nemmeno per un secondo alla giustificazione ufficiale, inaccettabile anche in linea di principio che pretende di addossare il tutto a un "errore clinico", anche se fosse bisognerebbe aprire un'inchiesta e mettere sotto indagine infermieri e dottori della clinica di Ramleh.
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