Un grande numero di personale militare yemenita ha ufficialmente abbandonato il campo del traballante tiranno dell'Arabia Felix Ali Abdullah Saleh (foto sotto) per passare al fronte delle opposizioni, imitando la scelta compiuta lo scorso giugno dalla Prima Divisione Corazzata e dal suo comandante Generale Ali Mohsen. Questa erosione delle forze armate a lui fedeli potrebbe essere il fattore decisivo nel tramonto dell'autocrate che, miracolosamente sopravvissuto a un attentato nel suo stesso palazzo e letteralmente 'rimesso insieme' dai chirurghi occidentali convocati apposta dai suoi sponsor sauditi non sarebbe più in grado, secondo alcuni osservatori, di disporre di forze sufficienti per reprimere 'adeguatamente' una sollevazione contemporanea dei militari a lui avversi, della popolazione civile e dei guerriglieri tribali guidati dallo Sceicco Sadeq al-Ahmar.
La popolazione civile ha accolto i defettori dell'Esercito con gioia, invitando altri loro camerati a imitarne la scelta e diventare parte del movimento che, con mesi di lotta e centinaia di vittime, sta spingendo uno degli ultimi baluardi della dittatura venduta a Washington, a Riyadh e a Tel Aviv verso quello che si annuncia come un cambiamento epocale.
Le Nazioni Unite spingerebbero per l'adozione di un piano di transizione abbozzato dal Consiglio di Cooperazione dei Paesi arabi del Golfo, che però viene rifiutato a priori dalle opposizioni in quanto prevede guarentigie per l'ex dittatore che lo metterebbero al sicuro da indagini e processi riguardo i crimini commessi in trentatré anni di autocrazia (prima sul solo Yemen del Nord, poi, dopo l'annessione violenta con la guerra del 1994, anche su quello del Sud).
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