lunedì 19 marzo 2012

Al trentatreesimo giorno senza cibo, crescono le preoccupazioni per la vita di Hana'a Shalabi, eroica detenuta in sciopero della fame!


Trentatré giorni, da tanto nessun nutrimento varca la bocca di Hana'a Shalabi, giovane donna palestinese di Cisgiordania che avrebbe tutto il diritto di godere delle cose belle e buone della vita e che invece ha deciso di trasformare il suo corpo in un'arma e in un terreno di sfida con un gesto estremo di fortissima volontà che nell'Occidente ora anoressico e ora bulimico, a fasi alterne, sembra praticamente inaudito: uno sciopero della fame a oltranza per protestare contro il suo ri-arresto illegale (la Shalabi era stata liberata in autunno con la promessa di non venire pedinata o fermata) e contro le torture e i maltrattamenti subiti da quando é tornata in balia degli aguzzini sionisti.

Ormai talmente indebolita da non riuscire a ingoiare più di due litri di acqua al giorno, la Shalabi ha reso ancora più estrema la sua protesta smettendo di aggiungere sale a essa, accelerando quindi il processo di perdita dei fluidi che, insieme all'astenia generalizzata, potrà rapidamente portarla alla morte se insisterà oltre nella sua estrema protesta. La famiglia Shalabi ha confermato che Hana'a ha perso 13 chili finora e soffre di aritmia cardiaca, spossatezza, emicranie, debolezza renale e crampi e dolori talmente forti da non riuscire a trovare nemmeno l'oblio del sonno.

Il padre, disperato, chiede quanto ancora la sua bambina debba torturarsi prima che il mondo, (in primo luogo l'occidente ipocrita ed egoista) si renda conto delle motivazioni profonde che hanno spinto una giovane a ridursi in questo stato e si attivi finalmente per garantirne il rilascio e la salvezza. Hana'a Shalabi ha dichiarato: "Morirò o sarò libera".
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