Il reporter britannico Robert Fisk, in un articolo pubblicato sull'Independent nell'edizione di ieri ha espresso la sua certezza che il Presidente siriano Bashir Assad non corra al momento "alcun rischio" di venire costretto a lasciare il potere o, peggio ancora, di venire spodestato. "Mentre i giornali occidentali ripetono querulamente la 'linea di partito' imposta ai media mainstream dagli interessi Usa e israeliani, riprendendo gli slogan delle tv del Golfo a essi asservite nessuno sembra notare come tutti i loro articoli vengano compilati da persone che non si trovano sul campo e non possono assolutamente percepire la realtà effettiva dei fatti".
Il giornalista fa rapidamente giustizia delle 'pelose' preoccupazioni americane e occidentali per possibili 'vittime civili' in Siria ricordando che, mentre Israele massacrava 1400 civili palestinesi durante il "pogrom" di Piombo fuso nessuno alzò la voce per chiedere sanzioni o interventi ONU contro Tel Aviv, per tacere poi delle invasioni Usa e NATO di Irak e Afghanistan e della vera e propria ecatombe di civili innocenti che hanno causato e, a Kabul e dintorni, continuano a causare.
Fisk riconosce che, ora come ora, probabilmente il tentativo di rovesciare Assad avrebbe rappresentato la via più facile per colpire gli interessi iraniani nella regione (certamente più facile che non attaccare direttamente l'Iran, cosa che se Usa e Israele pensassero di poter fare impunemente avrebbero certamente già fatto); ma che dallo svolgimento dei fatti sul terreno é ormai praticamente certo che anche questa speranza debba venire accantonata indefinitamente. Per esplicare il perché Fisk si concede dunque una fiorita metafora:
"Guardando dalle finestre del suo imponente Palazzo Presidenziale di Damasco cosa vede Assad? Certo, gli emiri del Golfo gli sono contro, anche la Turchia gli é contro -avendo sacrificato ogni speranza di 'buon vicinato' all'incerto guadagno di una militanza attiva nella coalizione antisiriana-, ma da Est egli vede l'Irak, ormai libero dalle truppe Usa, che ha rifiutato di aderire all'embargo e gli promette aiuto e assistenza e, oltre l'Irak, la potenza sorgente dell'Iran, che può liberamente fluire in suo soccorso attraverso i confini e i territori di una Bagdad ora alleata; a Ovest, poi, il piccolo e dignitoso Libano che grazie a Hezbollah ha sconfitto Israele e mantenuto la sua autonomia e indipendenza, fa quel che può per aiutare Damasco, senza il cui sostegno ogni speranza di mantenere in scacco la minaccia di Tel Aviv sarebbe certo più sottile e incerta. Assad sa di non essere solo, ha aperti sbocchi liberi per traffici e commerci, le sanzioni non lo metteranno in difficoltà".
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