giovedì 22 marzo 2012

Hana'a Shalabi, deperita ormai di sedici chili, viene sottoposta dai secondini sionisti a maltrattamenti e angherie per farle rompere lo sciopero della fame!


Le detenuta politica palestinese Hana'a Shalabi, ormai in sciopero della fame da oltre 35 giorni, ha dichiarato nella giornata di martedì che rimarrà senza cibo nonostante tutte le blandizie o le minacce che potranno venire impiegate contro di lei dai carcerieri sionisti e che, pur riconoscendo l'intrinseco enorme valore della vita non lo antepone al divino valore della libertà e che, per affermare e rivendicare quest'ultimo é disposta benissimo ad affrontare la morte per inedia.

Hana'a Shalabi, all'ultimo controllo clinico, é risultata avere perso sedici chili dallo scorso 16 febbraio e, a quanto riferito da uno dei suoi due legali, l'avvocato Jawad Boulus é stata portata nella stessa stanza, all'interno della clinica della prigione di Ramlah, dove é rimasto ricoverato lo Sceicco Khader Adnan per buona parte del suo coraggiosissimo ed estenuante sciopero della fame di 66 giorni, che lo ha portato letteralmente a un passo dalla morte.

Sempre secondo quanto riportato dall'avvocato Boulus, Hana'a Shalabi sarebbe costantemente sottoposta a pressioni psicologiche da parte dei carcerieri sionisti che sarebbero ben felici di vederla interrompere spontaneamente la sua forma di protesta che attira e acuisce la curiosità della Comunità Internazionale verso quanto accade nelle galere e nelle caìne del regime ebraico dell'Apartheid: altre forme di pressione usate contro di lei includono il tenerla senza riscaldamento per lunghi periodi quando si trova sola in cella e l'interruzione voluta e ripetuta del suo sonno, in modo da stremarla e sfibrarla sempre di più: a causa dei crampi muscolari causatile dall'atrofia Hana'a infatti ha molta difficoltà ad addormentarsi e disturbarla nel sonno rappresenta quindi una doppia, voluta e pervicace crudeltà.
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