Nella giornata di giovedì 26 gennaio Montazar Saeed al-Abdel é stato ucciso a colpi di arma da fuoco e due suoi compagni sono stati feriti da sgherri del regime mentre prendevano parte a una manifestazione ad Awamiyah, la città delle province orientali abitate da sciiti che come Qatif é diventata epicentro della rivolta ormai aperta contro l'oppressione violenta e autoritaria della corte di Riyadh, che sfrutta senza ritegno le risorse naturali dell'Est e poi tratta gli sciiti come cittadini di serie B.
Dopo l'uccisone di Essam Mohamed abu Abdellah il 12 gennaio e la strage di novembre questo é l'ennesimo esempio che, se esistono repressioni sanguinose in Medio Oriente esse sono quelle portate avanti dai regimi conservatori amici di Washington e Tel Aviv e anziché preoccuparsi della Siria la Lega Araba farebbe bene a inviare osservatori e truppe di interposizione nell'ultimo reame assoluto della Terra, per proteggere la minoranza sciita (due milioni e mezzo di persone) dalle violente persecuzioni del tiranno Saoud.
Comunque gli arresti arbitrari, le percosse, le uccisioni, non sembrano in grado di intimidire la popolazione che coraggiosamente, anche grazie all'incitamento e al sostegno del clero sciita (ricordiamo che l'Islam sciita ha una struttura sacerdotale molto più definita e stratificata di quello sunnita), come ad esempio la recente predica dello Sceicco Nimr al-Nimr, si sta sempre più radicando e precisando negli obiettivi e nei mezzi per raggiungerli.
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