Dimostranti sauditi della città di Qatif, nelle province orientali affacciate sul Golfo Persico, sono di nuovo scesi in piazza sfidando la brutalità e la ferocia degli sgherri di Casa Saoud, per mostrare la loro determinazione alla corrotta corte di Riyadh, la quale, piuttosto che tentare di fomentare violenze in Bahrein, in Yemen e in Siria dovrebbe concentrarsi sui suoi problemi interni. Gli slogan contro il regime non hanno risparmiato nessuno, ma si sono concentrati specialmente contro il Principe ereditario Nayef ben Abdulaziz.
Fin dal febbraio 2011, quasi un anno fa, la Casa di Saoud é divenuta oggetto di sempre più frequente contestazione, un fenomeno quasi sconosciuto nell'ultimo regno assoluto della Terra, dove ogni forma di protesta politica pubblica è vietata da leggi che definire 'medievali' é dire poco. Lo scopo delle proteste é quello di ottenere il rilascio dei prigionieri politici, la fine della persecuzione etnico-religiosa contro la minoranza sciita e una più equa redristribuzione dei proventi petroliferi, per la maggior parte dovuti ai ricchissimi giacimenti proprio dell'Est sciita.
Oltre alla città di Qatif anche il più piccolo centro di Awamiyah si è distinto per la restiva determinazione dei suoi abitanti, che non é stata piegata nemmeno dall'uso, da parte degli scherani di Re Saoud, di forza letale.
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